IN CAMMINO OLTRE IL SENSO DI COLPA

Assisi, ottobre 1983

Nell’incontro formativo “In cammino oltre il senso di colpa” sono stati sviluppati approfondimenti, condotti da studiosi estremamente qualificati, sui multiformi aspetti che contrassegnano il  “senso di colpa” nel mondo e nella cultura della malattia. Sono stati trattati argomenti di forte impatto nella vita e nell’esperienza dei professionisti della salute. La distinzione tra senso di colpa e “senso del peccato” in risposta  alla pervasività della situazione di colpa, il senso di colpa nella prospettiva transpersonale – senso di colpa e valori assoluti -, il superamento del senso di colpa come un progetto di crescita professionale  che conduca a un vero e proprio itinerario di liberazione, i sensi di colpa nella loro dimensione familiare e nelle difficili dinamiche del rapporto con gli adolescenti, le “colpevolizzazioni” nella vita di relazione – senso di colpa “riparatorio” e senso di colpa “persecutorio” – l’importante differenziazione tra senso di colpa naturale e parassita – il senso di colpa nell’analisi transazionale – e i ruoli di base nella colpevolizzazione.

 

LE SEPARAZIONI NELLA VITA

Assisi, novembre 1984

L’esistenza di ognuno è scandita da una sequenza ininterrotta di separazioni volute o imposte, fisiologiche e traumatiche, tragiche e salutari. In alcune separazioni i protagonisti sollecitano l’intervento professionale di coloro che, a vario titolo, offrono relazioni d’aiuto. Ciò può avvenire all’insegna del sacro e della religione, nella persona di sacerdoti e operatori pastorali, oppure in nome di un servizio svolto da psicoterapeuti, consulenti familiari, assistenti sociali. Nel nuovo clima culturale aperto al dialogo tra la teologia e le scienze umane, ha trovato una collocazione ideale un incontro tra psicoterapeuti e operatori pastorali per uno scambio di esperienze e di riflessioni sui problemi posti dalle situazioni di separazione. I contributi emersi si possono sintetizzare così: nel servizio che gli psicoterapeuti, i consulenti familiari, gli assistenti sociali e gli operatori pastorali rendono all’uomo, le separazioni si presentano come situazioni di crisi che richiedono, sia pure in modo diverso, il loro coinvolgimento per aprirle a un esito positivo di crescita e maturazione delle persone interessate. Dopo aver considerato il vissuto delle separazioni in generale, in quanto costituiscono per la vita psichica e spirituale dell”individuo un rischio o una chance, il discorso si è soffermato più specificatamente selle separazioni coniugali, su quelle tra genitori e figli e sulle separazioni dai morti.

 

LA MALATTIA, FOLLIA E SAGGEZZA DEL CORPO

Assisi, novembre 1986

Un argomento controverso ma affascinante è stato oggetto dell’iniziativa formativa “La malattia, follia e saggezza del corpo”.  L’assunto di partenza è che la malattia, nella storia dell’individuo, costituisce  un’espressione della sua esistenza e non una sua sovrastruttura. Si tratta cioè di un’entità da comprendere, prima ancora che rimuovere. Questo approccio,   che trova la sua massima estrinsecazione nella malattia mentale, può essere utilmente applicato in un contesto più ampio che riguarda un considerevole novero di altre malattie. Ciò consente di non rendere la malattia un quid astratto, non comprensibile, senza senso, e di non cedere allo stesso tempo alla tentazione di negarla. La malattia diventa a un tempo “follia e saggezza del corpo”, perdendo quel carattere di “insensatezza” che la prassi medica corrente le vorrebbe attribuire. La non comprensione infatti non può che portare al rifiuto e quindi alla volontà di esorcizzare la malattia, annullandola con interventi farmacologici soppressivi o con provvedimenti di esclusione fisica. La psichiatria tradizionale considera il sintomo mentale di per sé malattia e quindi opera per la sua eliminazione, contrastandolo dall’esterno, sia che si tratti di manifestazioni ansiose sia che si tratti di fenomeni depressivi, come pure di disturbi di tipo francamente psicotico. Parimenti, la negazione totale del disturbo stesso non è una soluzione accettabile.  Nell’incontro di Assisi  sono stati infatti riconsiderati anche tutti quegli atteggiamenti che, negando la malattia mentale come entità di competenza psichiatrica, ne hanno fatto per qualche tempo solo un problema di rapporti sociali alterati. Ciò che è emerso come aspetto formativo particolarmente importante per i partecipanti all’iniziativa è che tale radice culturale ha prodotto una prassi di gestione della salute, soprattutto mentale, inadeguata  a  prendere in carico fino in fondo il problema del malato. Il disagio che esprime l’individuo attraverso i sintomi va infatti sempre preso in considerazione in modo non riduttivo; i fattori biologici, quelli sociali e vari altri ancora devono essere considerati, in un  insieme, come stimoli che hanno suscitato delle risposte nell’individuo di cui una è appunto la fenomenologia psicopatologica del momento.

 

L’ASCOLTO CHE GUARISCE

Assisi, novembre 1988

L’ascolto è uno strumento terapeutico prezioso. Ma mentre la psicoterapia, che ha soltanto quest’arma nella sua faretra,  la pastorale religiosa  (ma non sempre) e la professione infermieristica ne fanno ampio uso, è purtroppo  inusuale, invece, evocare l’ascolto nella professione terapeutica per eccellenza, vale a dire la medicina. La questione è stata  messa a fuoco nell’iniziativa formativa “L’ascolto che guarisce”, partendo da un presupposto efficacemente descritto da Max Picard: l’uomo moderno è  un’ “appendice del rumore”. Immersi in un mondo di suoni, costituiamo una società in cui tutti parlano e nessuno ascolta. La medicina non sfugge alla tendenza. La riflessione formativa maturata nell’iniziativa formativa dell’Istituto Giano non ha fatto sconti alla prassi medica che vede nella parola un carattere di elemento aggiuntivo, come se si trattasse di un fronzolo e fosse riconducibile alla cortesia nei modi e alla buona educazione. Alla base del grave errore c’è la base epistemologica stessa della medicina. Il modello implicito sostiene che la medicina si debba occupare di malattie, e che queste si esprimano in un’alterazione della norma di variabili biologiche, somatiche, misurabili: tale modello è stato, ed è tuttora vincente. Se suscita scandalo sapere che, secondo studi basati su visite videoregistrate, il medico interrompe il paziente con le sue proprie domande solo 17 secondi, in media, dopo che il paziente ha iniziato a raccontare il suo vissuto di malattia è altrettanto vero che ciò è perfettamente in linea con il metodo clinico modellato sulla concezione biologica della malattia e che la medicina high tech ha introdotto un ulteriore  giro vite in questo modello. Non sorprenda quindi che nell’immaginario sociale si fa strada il medico che durante la visita guarda i risultati delle analisi o lo schermo del computer, piuttosto che il paziente. Ma l’ascolto non è un valore filantropico o di bon ton. È  piuttosto, come  sottotitolato in un saggio di Lisa Sanders,  lo strumento privilegiato per l’ “arte della diagnosi”.

 

CORSO DI FORMAZIONE: ECONOMIA, ETICA E QUALITÀ IN MEDICINA

Ospedale di Lecco, 19-21 novembre 1996

L’Istituto Giano ha organizzato il Corso con l’intento di trasmettere l’esigenza culturale di comprendere il significato della qualità come nucleo centrale dell’azione organizzativa a tutti i livelli. La qualità alla quale ci si è riferiti integra tre diverse dimensioni: quella economica, quella organizzativa e quella dei nuovi rapporti che si devono instaurare tra sanitari e cittadini/utenti.

L’approccio del Corso ha rispettato le esigenze proprie della razionalizzazione economica e delle modalità di modelli organizzativi propri di un’azienda, pur riconducendole sotto un concetto ampio di etica, perseguendo l’obiettivo di fornire agli iscritti sia strumenti atti a favorire la motivazione al cambiamento, sia strumenti per gestire il cambiamento stesso. Sono stati sviluppati argomenti quali  la razionalizzazione economica dell’azienda sanitaria, gli  strumenti di controllo dell’efficienza economica, gli indicatori di efficienza e di qualità del SSN, il lavoro per processi e i nuovi modelli organizzativi,  la qualità, la soddisfazione del paziente, l’etica e infine gli strumenti per la valutazione della qualità percepita.

 

INCONTRI ALLA CITTADELLA

Assisi dal 1997 al 2004

L’Istituto Giano ha organizzato annualmente un incontro ad Assisi, in collaborazione con la Cittadella Incontri, rivolto a operatori della salute, con diverse qualificazioni professionali: medici, infermieri, psicologi, assistenti sociali, educatori, cappellani. L’intento degli incontri è stato quello di ricostruire, su problemi concreti, l’intreccio delle cure e  di favorire il dialogo e l’integrazione tra i diversi professionisti.

5/8 giugno 1997: Le trame del corpo

4/7 giugno 1998: Curare con i cinque sensi

23/25 aprile 1999: Il gioco della libertà in medicina: conflitti e composizioni

2/4 giugno 2000: Cercare la salute: con la medicina, nonostante la medicina, oltre la medicina

1/3 giugno 2001: Guaritori da guarire

31 maggio/2 giugno 2002: Se la cura è di genere femminile

6/8 giugno 2003: Perdite, limiti e altre opportunità di crescita

4/6 giugno 2004: Errori, pentimenti, riparazioni. L’orizzonte dell’incertezza nella pratica della medicina.

 

CORSO DI PERFEZIONAMENTO IN BIOETICA NELLA PROFESSIONE INFERMIERISTICA

Roma – Istituto Giano – 1996-2004

La qualificazione in bioetica di operatori di una professione emergente, come quella degli infermieri, si presenta come una garanzia che la sanità, verso la quale stiamo andando, tuteli i valori umani dell’alleanza terapeutica. L’Istituto Giano ha organizzato 8 corsi triennali, dal 1996 al 2004, rivolti a un numero ristretto di infermieri con responsabilità di insegnamento, di formazione continua e di animazioni di Comitati di bioetica negli ospedali. Entrambi gli anni di corso si sono articolati su tre tematiche: bioetica sistematica, bioetica clinica e Medical Humanities. Il corso di specializzazione è stato organizzato in collaborazione con i Diplomi universitari per infermieri delle Università di Pisa e di Roma “Tor Vergata”.

 

VALUTAZIONE ETICA DELLA SODDISFAZIONE DEL PAZIENTE-CLIENTE: METODI E STRATEGIE

Roma, 14-17 Giugno 1997  –  Palazzo dei Congressi EUR

L’organizzazione dei Servizi Sanitari, avviata dai decreti legislativi che hanno riordinato la sanità pubblica, non si limita agli aspetti economici del finanziamento delle prestazioni, ma tocca le strutture profonde del rapporto che si instaura tra erogatori dei servizi e utenti. La mission del servizio pubblico – che la Carta dei Servizi Sanitari formula come “fornire un servizio di buona qualità di cittadini-utenti” – si estende fino ad includere la soddisfazione di chi riceve il servizio. Nella sanità aziendalizzata il paziente va trattato “come un cliente”, nel senso che – anche per motivi di concorrenzialità – le strutture che erogano servizi devono mirare a consolidare gli utenti rispetto alla struttura stessa. La soddisfazione di colui che riceve il servizio non è più un “optional”, lasciato alla sensibilità dell’operatore e dei suoi sentimenti umanitari, ma una esigenza di strategia aziendale. Tuttavia in medicina, per la specialità  di questo servizio, non si potrà mai accettare la logica del “cliente che ha sempre ragione”.  La qualità dell’intervento sanitario, infatti, comporta che le richieste degli utenti siano valutate con criteri correlati alla finalità propria della medicina: l’appropriatezza clinica (fornire ciò che la scienza medica ritiene di provata efficacia); il rispetto dell’autodeterminazione del paziente e il suo coinvolgimento nelle scelte (che richiede una adeguata informazione); la sostenibilità dell’intervento con le esigenze di efficienza e di uso ottimale delle risorse (appropriatezza sociale). E’ quanto dire che in Sanità bisogna mirare alla giusta soddisfazione del paziente, e che quindi è necessario procedere a una valutazione etica della soddisfazione stessa. Il corso, svolto nell’ambito delle attività formative collegate al Congresso Nazionale VRQ del 1997,  si è collocato nell’ottica della soddisfazione del bisogno formativo che il nuovo quadro impone agli operatori della salute. In particolare esso ha fornito ai partecipanti gli strumenti per rilevare la soddisfazione/insoddisfazione degli utenti dei servizi sanitari e un quadro teorico per valutare la soddisfazione stessa in riferimento alle esigenze etiche (bene del paziente, autodeterminazione, equità) che regolano l’erogazione delle cure.

 

PROGETTO FORMATIVO PER L’AREA INFERMIERISTICA ASL 6 LAMEZIA TERME

Lamezia Terme 1998

L’intervento di formazione realizzato dall’Istituto Giano, in collaborazione con la struttura operativa “Formazione e aggiornamento del personale” dell’ASL n. 6 di Lamezia Terme, si è sviluppato come naturale proseguimento dell’iniziativa di aggiornamento del personale, realizzato dalla Struttura operativa “Formazione e aggiornamento del personale” nel corso del 1997: “Verso nuovi modelli di funzionamento dell’ Azienda  sanitaria”. Agli infermieri erano già state fornite informazioni sistematiche, nell’ ambito dei 3 giorni del Corso, sulle disposizioni legislative di riordino della sanità, sugli aspetti organizzativi e su quelli etico-relazionali della nuova sanità aziendalizzata. In questa iniziativa la fase di formazione, rivolta a tutta l’area infermieristica, è stata centrata sugli aspetti teorico-pratici della qualità dei servizi infermieristici, considerati come momento strategico del “Total Quality Management”.  Sono stati individuati momenti di formazione indirizzati a sviluppare le capacità di analisi delle realtà organizzative e a progettare nuove soluzioni organizzative mediante l’organizzazione di conoscenze relative a principi, metodologie e tecniche di organizzazione, in modo da stimolare le capacità di adattamento del personale infermieristico all’evoluzione della domanda di servizi sanitari e fornire risposte organizzative attraverso la valorizzazione dell’esperienza mediante lezioni interattive e lavori di gruppo e l’incontro con esperienze significative di altre aziende sanitarie.

Tutto il personale infermieristico è stato suddiviso in 12 gruppi, di circa 25 persone ognuno, e ogni gruppo ha ricevuto  4 giornate di formazione, suddivise in 2 moduli di 2 giornate ciascuno, a distanza di  un mese l’uno dall’altro. Un ruolo specifico nel corso è stato attribuito ai caposala, quali promotori del cambiamento e animatori dei gruppi. Per favorire la loro partecipazione attiva, prima dell’inizio del Corso è stata  organizzata una giornata a loro dedicata in cui il Prof. Spinsanti, coordinatore scientifico del corso, ha fornito la metodologia, discusso gli obiettivi e messo a punto, con il loro contributo, le strategie più opportune per ottimizzare l’impatto formativo del corso stesso. Durante le giornate del corso i capo sala hanno assicurato l’animazione dei gruppi di lavoro previsti.

 

BIOETICA IN SANITÀ

Roma, 29 ottobre 1998 – 22 maggio 1999

Il corso ha  fornito a medici, biologi, psicologi e altri professionisti laureati del servizio sanitario la competenza necessaria per affrontare le questione bioetiche più attuali in sanità: “consenso informato” nella clinica e nella ricerca, promozione della qualità dei servizi e prevenzione delle malattie, allocazione delle risorse. Il corso ha mirato inoltre ad assicurare la qualificazione necessaria per i compiti istituzionali legati alla bioetica, come la partecipazione ai comitati di etica (ospedalieri e di aziende sanitarie) e la formazione continua del personale sanitario.

Il corso è stato organizzato dall’Istituto Giano in collaborazione con l’Istituto di Igiene dell’università di Roma “La Sapienza”. Si è articolato in otto seminari mensili (venerdì e sabato), da ottobre 1998 a maggio 1999, per un totale di oltre 150 ore. L’insegnamento ha previsto, oltre agli aspetti teorici della bioetica sistematica e dell’antropologia medica, anche un ampio spazio dedicato alla bioetica clinica, con analisi e discussione di casi clinici.

 

CORSO SULLA QUALITÀ E SEMPLIFICAZIONE DELLE PROCEDURE AMMINISTRATIVE

Camerino, giugno e settembre 1999

Il Corso si è sviluppato a partire dall’analisi delle esigenze che il processo di aziendalizzazione ha introdotto nelle strutture che erogano servizi sanitari (senso di appartenenza, mission aziendale, responsabilità per compiti e per obiettivi). Gli sviluppi del corso hanno focalizzato quattro processi operativi identificate dagli stessi operatori amministrativi dell’Az. Usl 10 di Camerino: acquisizione di beni e servizi: dall’ordine al  pagamento della fattura,  fatturazione attiva, reclutamento del personale, recupero e riciclaggio di ausili e protesi.

 

DIRIGENZA E MIGLIORAMENTO DELLA QUALITÀ

Corso teorico-pratico per dirigenti medici di 1° livello e referenti per la qualità Az. 10 – Camerino

Camerino, 14 settembre – 4 ottobre 1999

La finalità del Corso è stata quella di sensibilizzare i partecipanti, individuati dai vertici aziendali, alle dinamiche del cambiamento e di fornire loro il quadro d’insieme e gli strumenti necessari per avviare processi di miglioramento della qualità delle prestazioni sanitarie. I contenuti del Corso hanno incluso la conoscenza dei nuovi modelli relazionali con il cittadino-utente previsti dalla cultura attuale e dalle leggi di riordino della sanità, con i collaboratori – medici e altri professionisti sanitari – con l’insieme della struttura aziendale.

Il Corso si è articolato su quattro giornate suddivise in lezioni, lavori di gruppo ed esercitazioni. Gli argomenti trattati sono stati: qualità, soddisfazione degli utenti ed etica nel SSN, qualità organizzativa e riprogettazione dei processi assistenziali, comunicazione e informazione nel rapporto clinico, consenso informato e privacy: dalle norme alla pratica.

 

L’INFERMIERE PROFESSIONALE NEI COMITATI ETICI. CORSO TEORICO-PRATICO PER COMPONENTI DEI COMITATI PER LE SPERIMENTAZIONI

Roma, 17-18-19 gennaio 2000

I DD.MM. “Linee guida di riferimento per l’istituzione e il funzionamento dei comitati etici” istituiscono nelle aziende sanitarie locali e nelle aziende ospedaliere dei Comitati etici per la valutazione della sperimentazione clinica dei medicinali. Tra gli esperti che compongono il Comitato è prevista obbligatoriamente la presenza di un infermiere. In considerazione di ciò l’Istituto Giano, in collaborazione con l’IPASVI,  ha organizzato un corso che ha inteso fornire a infermieri già inseriti nei comitati o che intendessero prepararsi a tale servizio acquisendo le competenze necessarie una formazione specifica relativa alle dimensioni cliniche, metodologiche ed etiche della sperimentazione.

 

SCUOLA DI EDUCAZIONE TERAPEUTICA

Roma, 24-28 gennaio e 9 giugno 2000

La scuola di educazione terapeutica dell’Istituto Giano, realizzata in collaborazione con Farmindustria, si è proposta di fornire a medici specialisti di tre specialità – cardiologi, diabetologi, neurologi – la formazione necessaria per insegnare al paziente ad autogestire la propria malattia cronica. Tale formazione è consistita in conoscenze (epidemiologiche, cliniche, filosofiche, etiche, psicologiche, sociologiche, pedagogiche) e competenze comunicative.

Al termine della prima parte del corso i partecipanti hanno elaborato un modello standard di proposta educativa rivolta a pazienti cronici, da realizzare nelle proprie strutture. La seconda parte del corso, programmata a circa 6 mesi di distanza, ha offerto l’opportunità di supervisionare il lavoro svolto, verificare e confrontare i risultati, migliorare la proposta.

 

DIRIGENZA E MIGLIORAMENTO DELLA QUALITÀ

CORSO TEORICO-PRATICO PER DIRIGENTI MEDICI DI 1° LIVELLO E REFERENTI PER LA QUALITÀ ASL N. 4 – MATERA

Matera, 5 dicembre 2000-10 marzo 2001

Attraverso il Corso l’Istituto Giano si è proposto di sensibilizzare i partecipanti, individuati dai vertici aziendali, alle dinamiche del cambiamento e di fornire loro il quadro d’insieme e gli strumenti necessari per avviare processi di miglioramento della qualità delle prestazioni sanitarie. I contenuti del Corso (costruire un sistema di qualità, analisi organizzativa dell’azienda sanitaria, la programmazione e la valutazione delle attività, l’organizzazione manageriale dei servizi sanitari, la gestione delle risorse umane, le responsabilità dell’operatore sanitario nell’esercizio professionale) hanno riguardato  la conoscenza dei nuovi modelli relazionali con il cittadino-utente previsti dalla cultura attuale e dalle leggi di riordino della sanità, con i collaboratori – medici e altri professionisti sanitari – con l’insieme della struttura aziendale. Il Corso si è articolato su quattro giornate, suddivise in lezioni, lavori di gruppo, esercitazioni.

 

LA CULTURA DELLA QUALITÀ NELLE AZIENDE SANITARIE

Matera, 27 aprile-24 novembre 2001

Insieme al contenimento dei costi, la valutazione della qualità delle cure erogate è uno dei temi dominanti nell’attuale congiuntura sanitaria. In quasi tutte le aziende sanitarie sono stati creati uffici per la qualità, rendendo così realtà istituzionale l’opera pionieristica della Società italiana di VRQ. Tuttavia la formazione degli operatori del settore richiede ancora molto impegno e investimenti.

Per questo l’Istituto Giano, in collaborazione con l’Azienda sanitaria USL 4 di Matera, ha organizzato il corso “La cultura della qualità nelle aziende sanitarie” articolato in sei seminari residenziali a cadenza mensile, rivolto soprattutto a dirigenti apicali con responsabilità organizzative, offrendo un quadro sistematico delle diverse componenti della qualità nei servizi sanitari, un confronto tra le metodologie e un’informazione sulle esperienze di qualità realizzate.

 

CORSO DI PERFEZIONAMENTO IN BIOETICA CLINICA

Rovigo, 26 ottobre 2001-16 marzo 2002

Il Corso, organizzato in collaborazione con l’Azienda sanitaria ULSS n. 18 di Rovigo, è nato dalla convinzione che per i clinici il confronto sui principi e gli schieramenti ideologici sia fuorviante, se non estraneo ai dilemmi e alle urgenze decisionali  della loro pratica quotidiana. I clinici hanno sempre saputo che le decisioni che si prendono al letto del malato non sono illustrazioni astratte di teoremi morali, ma vere e proprie “creazioni” che nascono nell’orizzonte di incertezza che è proprio della medicina. Nella bioetica clinica si dovrà, perciò, sviluppare un metodo che rispecchi il sapere e la prassi proprie dei professionisti sanitari. Il Corso di specializzazione in bioetica clinica è stato proposto quindi a un gruppo selezionato di professionisti – medici, infermiere dirigenti, tecnici di laboratorio, amministrativi – della sanità, che volessero affrontare in modo sistematico e pratico la riflessione sulla dimensione etica delle decisioni cliniche.

 

CASA DI CURA S.TA MARIA DI LEUCA, ROMA

Roma, 29-30 ottobre 2002

Nel contesto della Formazione Continua, che impegna i medici ad acquisire crediti formativi tramite eventi accreditati dal Ministero della Salute, è stato proposto un corso articolato in due incontri di mezza giornata ciascuno (pomeriggio). Il corso ha fornito strumenti idonei a dare concretezza a una pratica medica “centrata sul paziente”, affrontando due problemi di grande attualità: l’obbligo di acquisire il consenso dei pazienti ai trattamenti, previa un’adeguata informazione, e la gestione dei dati personali e sensibili (privacy).

 

GIUSTA E INGIUSTA SODDISFAZIONE DEL PAZIENTE

Spoleto, 18 maggio 2002

La soddisfazione del paziente non può diventare un assoluto, ma va confrontata con alcune esigenze imprescindibili. Soddisfazione e insoddisfazione devono essere, in altre parole, misurate con l’etica. I modi di ottenere una soddisfazione ingiusta possono essere molti: alcuni a danno del paziente (si può arrivare anche a dargli delle informazioni inesatte, fino al vero e proprio imbroglio), altri a danno di terzi. E’ chiaro infatti che il paziente a cui si fa, per privilegio o favoritismo, saltare la lista d’attesa è soddisfatto; ma è ingiustamente soddisfatto in rapporto con le esigenze dell’equità, la quale richiede che tutti siano considerati con uguale considerazione e rispetto. Sulla base di questa considerazione l’Istituto Giano ha proposto un Corso di formazione per consentire agli operatori della salute l’acquisizione di strumenti conoscitivi e metodologici adatti ad affrontare le nuove sfide della sanità pubblica in tempi di risorse limitate.

 

ETICA E MANAGEMENT IN SANITÀ PUBBLICA

Roma, 22 marzo-19 ottobre 2002

Tra le priorità individuate dal Piano sanitario nazionale per il triennio 1994-96, un posto di grande evidenza era assegnato alle “esigenze formative della dirigenza e dei quadri intermedi di tutti i ruoli”. La transizione verso il nuovo sistema veniva fatta dipendere da tale formazione, che il D. Leg.vo 229 (1999) indicava come “requisito indispensabile per poter svolgere attività professionale, in qualità di dipendente o libero professionista, per conto delle aziende ospedaliere, delle università, delle Usl e delle strutture sanitarie private”.

Il Corso organizzato dall’Istituto ha inteso rispondere al bisogno formativo di dirigenti e coordinatori del Servizio sanitario, al fine di acquisire le competenze necessarie per guidare progetti di miglioramento della qualità dei servizi secondo le molteplici esigenze dell’etica. Destinatari privilegiati del Corso, articolato in sei seminari e tre moduli, dedicati rispettivamente ai tre ambiti integrati dell’etica, del management sanitario e della sanità pubblica, sono stati i referenti per la formazione del personale delle Aziende sanitarie.

 

CORSI DI PERFEZIONAMENTO IN HUMANITIES PER OPERATORI DELLA SALUTE

Roma – Istituto Giano – dal 2003 al 2011

I Corsi di perfezionamento in Humanities per operatori della salute organizzati dall’Istituto Giano e realizzati in 8 edizioni biennali dal 2003 al 2011 hanno inteso promuovere un confronto sistematico tra le pratiche di cura e assistenza erogate a malati e a cittadini che vivono forme di disagio sociale e l’ampio ambito delle Medical Humanities. Le principali discipline sono state interrogate dal punto di vista delle loro potenzialità di arricchire la pratica sanitaria; sono state inoltre prese in considerazione esperienze concretamente realizzate, in vista di una possibile replicazione. I Corsi si sono rivolti in modo particolare a operatori sanitari e a cultori delle discipline di riferimento, con l’obiettivo di accrescere la loro competenza nell’interazione con il mondo sanitario, promuovendo e realizzando progetti di miglioramento nei quali qualità dei servizi significhi integrazione delle istanze umanistiche. Interlocutori privilegiati sono stati i responsabili della formazione permanente – a livello ospedaliero e aziendale -, nonché i docenti di discipline umanistiche nei corsi universitari per medici, infermieri, ostetriche, assistenti sociali, psicologi clinici, riabilitatori ecc. Obiettivo remoto dei Corsi è stato favorire un’organizzazione delle Medical Humanities all’interno di strutture ospedaliere e aziende sanitarie, così da conferire alle discipline umanistiche e ai saperi professionali un impatto maggiore sui comportamenti. Raccogliendo e dando rilievo a esperienze italiane ed estere (dipartimenti di scienze umane, creazione di servizi dedicati ecc.), l’Istituto Giano ha inteso proporre modelli organizzativi efficienti, riconoscendo alle Medical Humanities una rilevanza non solo teorica ma anche pratica. I Corsi di perfezionamento in Humanities per operatori della salute si sono sviluppati su due anni. Nel primo anno sono stati  proposti 3 moduli di 3 giorni. Nel secondo anno i Corsi  hanno proposto ancora tre moduli di analogo formato, che hanno approfondito altrettante situazioni cliniche nelle quali il contributo delle Medical Humanities può accrescere la qualità dei servizi offerti.

 

CORSO DI FORMAZIONE PER OSTETRICHE E INFERMIERI: BIOETICA, NURSING AND OBSTETRICS

Pinerolo, I edizione: 10-12 marzo 2004; II edizione: 19-21 maggio 2004; III edizione: 23-24 settembre 2004; IV edizione: 28-29 ottobre 2004

Il Corso, organizzato dall’Istituto Giano in collaborazione con l’Associazione Rafael, ha proposto un itinerario formativo mirato a fornire agli iscritti strumenti atti a elaborare proprie analisi e giungere con l’ausilio di una griglia metodologica a soluzioni argomentate in situazioni cliniche che implichino problemi etici da risolvere con i criteri dell’etica, nell’ottica di un superamento delle soluzioni preconfezionate da esperti: i “bioeticisti” come vengono usualmente chiamati con un brutto neologismo di stampo americano. Una specificità di questo modello, rispetto a numerosi altri che sono stati proposti, è stata la preoccupazione di inserire organicamente la giustificazione etica del comportamento in un contesto più ampio, che include i vincoli legali e deontologici – il comportamento obbligato – e la ricerca di una sanità che non soltanto sia buona, ma lo appaia anche – il comportamento eccellente. Un lavoro che  ha implicato, dunque, un forte coinvolgimento dei discenti, stimolati a presentare la loro casistica quotidiana e i loro conflitti etici.

 

DAL CONSENSO INFORMATO ALLA DECISIONE CONSENSUALE

Az. Usl 4 Prato, 29 settembre-18 novembre 2003

Il Corso  è stato rivolto a medici e infermieri con responsabilità organizzative, con l’intento di invitare i partecipanti a condividere significato e contenuti del consenso informato e a confrontarsi con gli aspetti normativi e le implicazioni etiche della richiesta di consenso agli interventi diagnostico-terapeutici. Gli obiettivi della parte pratica sono consistiti nella revisione della modulistica secondo criteri concordati di qualità:  modificare l’approccio al paziente per garantirne la centralità nelle scelte che lo riguardano e per assicurare l’omogeneità aziendale nel comportamento informativo e nella modulistica in uso.

Il progetto si è articolato in più tempi: raccolta sistematica del materiale cartaceo informativo esistente in Ausl (opuscoli di presentazione del reparto, opuscoli informativi sulle patologie, moduli di consenso informato); giornate di approfondimento teorico rivolte a gruppi (10 giornate per gruppi di 40 operatori, omogenei per ambito operativo). In questa fase l’Istituto Giano ha offerto un servizio di supervisione e tutoraggio mediante i propri esperti disponibili on-line, telefonicamente e per scambio postale; incontro conclusivo di una giornata, al termine del progetto, in cui sono state presentate le nuove formulazioni della modulistica e le esperienze più significative maturate durante la fase operativa del progetto.

 

CORSO DI BIOETICA CLINICA RESIDENZIALE PER INFERMIERI, CON ESPERIENZA DI TUTORAGGIO A DISTANZA

3-17 Novembre 2003, Policlinico di Modena

Per rinnovare la tradizionale formazione residenziale l’Istituto Giano ha organizzato un Corso di perfezionamento in bioetica nella professione infermieristica, rivolto al personale sanitario che occupa ruoli dirigenziali, avvalendosi di tutor a distanza che hanno guidato, monitorato e valutato i lavori di gruppo su casi clinici, intesi come parte integrante del corso in bioetica clinica proposto. Il Corso si è articolato in due sessioni: residenziale e a distanza. Durante la prima giornata del corso il prof. Spinsanti ha tenuto un incontro con i partecipanti al Corso sugli aspetti teorici dell’etica medica e ha introdotto la metodologia che l’Istituto Giano adotta per affrontare casi clinici moralmente problematici. Nelle giornate successive sono entrati in scena i tutor, la cui funzione è stata quella di facilitare il processo d’apprendimento, attraverso l’uso di media comunicativi tradizionali, quali il telefono e il fax, ma anche, in fase di consegna degli elaborati scritti, mediante la posta elettronica. I gruppi hanno potuto contattare i tutor in giorni e orari prestabiliti.

 

L’ORIZZONTE DELL’INCERTEZZA NELLA PRATICA MEDICA

Progetto Formativo “Tecnobios” – Bologna, 28 marzo 2004

Il progetto formativo organizzato a Bologna in collaborazione con Tecnobios è partito dal presupposto che non esiste una pratica terapeutica senza possibilità di errore. Così era anche in passato. Oggi tuttavia non c’è più tolleranza per l’errore (vero o presunto) dei sanitari. L’incertezza può diventare perciò fonte di conflitti. L’incertezza che da ciò deriva coinvolge i cittadini, al punto da fare ormai parte del vissuto della cura. Il processo di empowerment porta a partecipare alle scelte terapeutiche e perciò spesso anche alle incertezze, che sono parte costitutiva della medicina. Il Corso ha mirato quindi a fornire  ai professionisti nuove capacità per la gestione comune degli errori, la condivisione delle incertezze, l’orientamento a far partecipare i cittadini alle scelte.

 

LA GESTIONE DELL’ERRORE IN MEDICINA

Spoleto, 8 maggio 2004

L’Istituto Giano ha organizzato questa giornata di formazione partendo dall’assunto che la riflessione sull’errore in medicina è oggetto di un sensibile cambiamento. Due gli elementi trainanti di tale riflessione:  il primo è che la sicurezza è primariamente legata a una trasformazione culturale – controllo vs. fatalità – più che a un miglioramento tecnologico. Il secondo elemento del cambiamento è riconducibile all’etica. La cultura della sicurezza implica infatti un orientamento al criticismo piuttosto che all’acquiescenza all’autorità; alla trasparenza, invece che alla fiducia cieca; al pragmatismo e all’attenzione alle procedure, invece che alle questioni formali del diritto (“di chi è la responsabilità?”).

I cambiamenti da introdurre per far prevalere una cultura della sicurezza sono numerosi. Anzitutto la consapevolezza del rischio. Questo aspetto è particolarmente difficile in medicina, dove i cittadini non sono educati a ritenere che gli ospedali sono luoghi pericolosi e che la medicina può non solo guarire, ma anche indurre patologie (Ivan Illich ha chiamato questo aspetto della medicina “iatrogenesi clinica”). Ma neppure la medicina può sfuggire al processo di empowerment del cittadino, che implica il diritto di conoscere benefici, rischi, effetti collaterali, complicazioni possibili degli interventi professionali che gli vengono proposti.

Agli iscritti è stata quindi proposta una cultura della sicurezza che richiede un diverso atteggiamento nei confronti degli errori, degli incidenti clinici o degli eventi che solo fortuitamente non sfociano in risultati tragici. Ci sono cose migliori che si possono fare con gli errori, piuttosto che nasconderli: è possibile utilizzarli perché non succeda ad altri un evento avverso. Gli errori possono servire per migliorare la pratica e accrescere quindi la sicurezza.

 

NURSING E BIOETICA.  METODOLOGIA PER L’ANALISI E LA DISCUSSIONE DEGLI ASPETTI ETICI APPLICATI ALLA PRATICA INFERMIERISTICA

Pinerolo,  26-29 settembre 2005

L’Istituto Giano, in collaborazione con l’Associazione Rafael, ha organizzato un corso residenziale di formazione per la professione infermieristica atto a fornire ai partecipanti  la capacità di analizzare le situazioni cliniche con i criteri dell’etica. Lo strumento adottato è stato quello dell’analisi di casi clinici, mediante l’uso di una griglia metodologica. Una specificità di questo modello, rispetto a numerosi altri che sono stati proposti, è stata la preoccupazione di inserire organicamente la giustificazione etica del comportamento in un contesto più ampio, che includa i vincoli legali e deontologici – il comportamento obbligato – e la ricerca di una sanità che non soltanto sia buona, ma lo appaia anche – il comportamento eccellente -.

 

CORSO DI PERFEZIONAMENTO IN HUMANITIES PER OPERATORI DELLA SALUTE

Bergamo

I Modulo 23-24-25 settembre 2005

II Modulo 14-15-16 ottobre 2005

III Modulo 11-12-13 novembre 2005

Il Corso di perfezionamento, organizzato in collaborazione con l’Azienda Ospedali Riuniti di Bergamo e l’Università degli Studi di Bergamo, si è rivolto in modo particolare a operatori sanitari e a cultori delle discipline di riferimento, con l’obiettivo di accrescere la loro competenza nell’interazione con il mondo sanitario, promuovendo e realizzando progetti di miglioramento della qualità dei servizi. Interlocutori privilegiati sono stati i responsabili della formazione permanente – a livello ospedaliero e aziendale -, nonché i docenti di discipline umanistiche nei corsi universitari per medici, infermieri, ostetriche, assistenti sociali, psicologi clinici, riabilitatori ecc. Il Corso ha inteso promuovere un confronto sistematico tra le pratiche di cura e assistenza erogate a malati e a cittadini che vivono forme di disagio sociale e l’ampio ambito delle medical humanities. Le principali discipline sono state interrogate dal punto di vista delle loro potenzialità di arricchire la pratica sanitaria. Sono state prese in considerazione esperienze concretamente realizzate, in vista di una possibile replicazione. L’espressione “umanizzazione della medicina”, che evoca per lo più un orizzonte di auspici ed esortazioni, ha acquistato così un profilo concreto: attingere ai saperi e alle competenze professionali che portano in medicina il punto di vista delle scienze dell’uomo, facendo interagire quelle professioni in modo organizzato.

 

TRAPIANTO D’ORGANI. MEDICINA DELLA PERSONA, MEDICINA NELLA COMUNITÀ. UN PERCORSO ATTRAVERSO LE MEDICAL HUMANITIES

Bergamo, 15 maggio-12 dicembre 2006

Le Medical Humanities integrano la conoscenza scientifica del corpo con la conoscenza umanistica delle esperienze del malato nell’ambito della propria storia personale, partendo dal concetto che la salute non è solo un benessere fisico ma anche uno stato psicologico e sociale. Curare significa, quindi, porre il malato nella condizione di fare una cosa che solo lui può fare e cioè guarire.  Le Medical Humanities insistono su tutte le dimensioni della persona per mettere in pratica una Buona Medicina e si rivolgono a tutti gli operatori della salute.

Per questo l’Istituto Giano, in collaborazione con l’Azienda Ospedaliera Ospedali Riuniti di Bergamo, ha proposto a medici e personale infermieristico un percorso di formazione sulle discipline delle Medical Humanities applicate al processo donazione e trapianto d’organi, per promuovere la cultura del “prendersi cura” del malato e della sua famiglia, sviluppando una sinergie tra le diverse discipline.

 

CORSO DI FORMAZIONE PER I MEMBRI DEI COMITATI ETICI TOSCANI

I edizione 2009

II edizione 2010

In collaborazione con la Commissione regionale toscana di bioetica l’Istituto Giano ha organizzato corsi di formazione per i  suoi membri e per quelli di tutti i comitati etici della Regione Toscana, in conformità a quanto previsto dalla Legge Regionale 40/2005 che proprio nella formazione individua un obiettivo fondamentale per il suo operato. È  infatti evidente che il sistema regionale dei comitati etici  necessiti di momenti formativi specifici, finalizzati a sviluppare ulteriormente le competenze interpretative e critiche delle problematiche dell’etica clinica e di quelle proprie della sperimentazione in campo biomedico. Un ulteriore obiettivo di questo percorso di formazione è stato quello di fornire ai partecipanti gli strumenti per potersi proporre nei confronti delle direzioni aziendali, degli operatori sanitari e degli stessi cittadini. Una formazione di carattere regionale, infine, è prezioso veicolo per la creazione di un vocabolario etico comune a tutta la rete dei comitati e di una metodologia di lavoro condivisa che superi le disomogeneità tra le differenti realtà locali.  Trattandosi di formazione rivolta a professionisti esperti e già addestrati alla bioetica, il taglio dato al programma è stato quello di una formazione tra pari. Oltre ai momenti teorici di formazione frontale, sono stati previsti momenti pratici di confronto tra comitati, nel corso dei quali il singolo partecipante ha potuto portare dei casi emblematici, ad esempio un parere espresso o un protocollo di ricerca, non tanto per chiedere all’autorità “cosa si deve fare” ma per fornire uno stimolo per crescere tutti insieme e per sviluppare un dialogo e un confronto di livello regionale su argomenti percepiti come particolarmente complessi.

 

LE CURE PALLIATIVE: LA LEGGE, L’ETICA, LA PRATICA

15 giugno 2010

In collaborazione con il centro residenziale di cure palliative “Il Vento Rosa”, un seminario di formazione teorico-pratico di bioetica per le professioni sociosanitarie centrato sul particolare rilievo che in ogni professione, e ancora più nelle professioni socio-sanitarie e, in generale, di aiuto alla persona, la dimensione etica assume. E sull’importanza di  ricomprendere la relazione tra dimensione etica e professione in una  prospettiva dinamica attenta alla realtà di ogni persona riconosciuta nei propri bisogni e diritti. Il seminario si è proposto di fornire strumenti atti ad affrontare quegli aspetti della pratica quotidiana nelle attività assistenziale che pongono ogni giorno gli operatori di fronte a interrogativi complessi e a scelte difficili nella ricerca per individuare le azioni veramente “giuste” e “buone” in una specifica realtà. Nella pratica cura di ogni professione sociosanitaria, per affrontare correttamente i dilemmi etici è importante e utile avere dei principi di riferimento che, anche se non possono essere considerati assoluti, sono tuttavia delle guide per assumere decisioni e compiere azioni morali.

 

CORSI AULSS 5 “OVEST VICENTINO” E EIDON

Lonigo (VI)

I° Corso: Medicina in trasformazione: le nuove regole del gioco (14 dicembre 2006).

II° Corso: Medicina in trasformazione: la sensibilizzazione all’etica e alla cultura della buona medicina (26 febbraio 2008).

III° Corso: La soluzione dei conflitti etici in sanità (14 ottobre 2009).

IV° Corso: Le cure neonatali: la dimensione etica (25 novembre 2009).

Nella pratica della medicina i professionisti sanitari – medici, infermieri, psicologi, assistenti sociali – sono sempre più a confronto con la complessità delle decisioni e delle strategie di cura. Ne consegue che l’esperienza del conflitto fa parte in misura crescente del vissuto quotidiano: non solo conflitti con i pazienti e i loro familiari, ma anche tra professionisti. Talvolta i conflitti riguardano le decisioni etiche e la stessa definizione di ciò che debba essere considerato buona o cattiva medicina. Il percorso formativo, articolato in corsi e presentato dall’Istituto Giano in collaborazione con l’Aulss 5 “Ovest Vicentino” e il centro di formazione e studi Eidon, ha affrontato sia lo scenario generale dei conflitti in sanità sia alcuni nodi specifici, in una prospettiva di apprendimento e di promozione della cultura della Buona Medicina.

 

CORSO DI FORMAZIONE PER COMPONENTI DEI COMITATI ETICI TOSCANI

1) La qualità condivisa: i contributi possibili dell’etica (17 aprile 2009).

2) Quali regole etiche per la ricerca clinica? (25 settembre 2009).

3) La ricerca non sponsorizzata: quale ruolo per i Comitati? (27 novembre 2009).

L’Istituto Giano, su input della Commissione regionale toscana di bioetica, ha organizzato una iniziativa formativa per componenti dei comitati etici toscani su temi che costituiscono punti nodali del loro operato, sia relativamente al lavoro di revisione dei protocolli sperimentali, sia con riferimento alla difesa e promozione della qualità etica della pratica medica. Il Corso trova la sua collocazione all’interno del rischio che nelle aziende sanitarie, dove il rapporto tra i cittadini, il servizio sanitario e i suoi operatori è gestito con molta attenzione a diversi livelli operativi (es. uffici qualità, risk management, URP) ritenuti tutti essenziali per le politiche per la qualità dei servizi e la prevenzione dei conflitti. La dimensione etica insita in tale rapporto rischia di restare sullo sfondo.  Il ruolo che i comitati etici potrebbero rivestire per scongiurare questa eventualità è significativo e può trovare realizzazione nella tutela dei diritti, rendendo realmente efficace per il dialogo tra soggetti differenti, sviluppando il confronto, riducendo i conflitti tra gli “stranieri morali” che quotidianamente si incontrano all’interno del servizio sanitario. Il corso è stato sviluppato secondo una modalità di formazione tra pari, con l’aiuto di tutors.

 

MEDICINA IN TRASFORMAZIONE: LE NUOVE REGOLE DEL GIOCO

Legnago

Nel primo modulo dell’iniziativa formativa i partecipanti sono stati invitati a condividere significato e contenuti del consenso informato e a confrontarsi con gli aspetti normativi e le implicazioni etiche della richiesta di consenso agli interventi diagnostico-terapeutici. L’obiettivo formativo prioritario è stato quello di modificare l’approccio al paziente, per garantirne la centralità nelle scelte che lo riguardano e per assicurare l’omogeneità aziendale nel comportamento informativo e nella modulistica in uso.

Il secondo modulo ha posto al centro dell’attenzione la crisi del modello paternalista indotta dalla crescente tecnologizzazione e specializzazione della scienza medica, e di riflesso dell’infermieristica, e dall’aumentare delle patologie cronico-degenerative per le quali non è più possibile una “restituito ad integrum”. Al professionista di professioni sanitarie viene chiesto di maturare competenze etiche da applicare nella pratica clinica, frutto di un processo e di un confronto aperto con se stesso e con gli altri. L’esercizio di deliberazione etica nasce da una riflessione su di sé, dalla comprensione del malato, della famiglia e della loro storia di malattia, oltre che da un confronto aperto e dialogico fra i membri dell’équipe curante. Particolare attenzione quindi riveste la dimensione relazionale, che dovrà essere anch’essa ripensata per ricercare modalità alternative al paternalismo e rispettose di tutte le persone coinvolte.

Questo scenario nuovo si applica soprattutto alle decisioni di fine vita, nelle quali il modello paternalistico – “decide il medico in scienza e coscienza” – non è più applicabile. In particolare acquistano rilievo le indicazioni fornite dal malato per guidare le scelte future, che saranno fatte su di lui, quando le condizioni cliniche non permetteranno più una partecipazione attuale alle decisioni.

Il terzo modulo ha posto i discenti di fronte alla necessità di essere consapevoli del rischio. Questo è particolarmente difficile in medicina, dove i cittadini non sono educati a ritenere che gli ospedali sono luoghi pericolosi e che la medicina può non solo guarire, ma anche indurre patologie (Ivan Illich ha chiamato questo aspetto della medicina “iatrogenesi clinica”). Ma neppure la medicina può sfuggire al processo di empowerment del cittadino, che implica il diritto di conoscere benefici, rischi, effetti collaterali, complicazioni possibili degli interventi professionali che gli vengono proposti. Da parte dei professionisti, poi, la cultura della sicurezza richiede un diverso atteggiamento  nei confronti degli errori, degli incidenti clinici o degli eventi che solo fortuitamente non sfociano in risultati tragici. Ci sono cose migliori che si possono fare con gli errori, piuttosto che nasconderli: è possibile utilizzarli perché non succeda ad altri un evento avverso. Gli errori possono servire per migliorare la pratica e accrescere quindi la sicurezza.

Il quarto modulo ha posto l’accento sul tema della soddisfazione del paziente ponendo in guardia i professionisti dalla sanità: la soddisfazione può rivelarsi come “giusta” e “ingiusta”, se rapportata a quanto il medico è tenuto a fornire, rispettando le indicazioni cliniche, linee-guida e correttezza professionale. La giornata di studio ha offerto un approfondimento concettuale destinato a promuovere il discernimento etico di situazioni complesse da parte del professionista sanitario. Nell’impostazione tradizionale del rapporto di cura la ricerca della “soddisfazione” di chi riceveva un servizio sanitario non era una priorità. L’etica medica aveva a cuore che le scelte fossero fatte dal medico “in scienza e coscienza”. La ricerca della soddisfazione, intesa come valutazione positiva di una qualità percepita dal paziente, è entrata nella pratica medica del servizio sanitario pubblico solo di recente, con le riforme riconducibili al progetto generale di “aziendalizzare” la sanità. I timori relativi al pericolo che in questo passaggio possano andare persi dei valori importanti e siano introdotte nella pratica della cura delle gravi distorsioni non sono ingiustificati.  Si può, tuttavia, minimizzare il pericolo introducendo il correttivo della ricerca di una “giusta” soddisfazione. Scopo della medicina non è di ottenere una qualsiasi soddisfazione da parte del paziente/utente/cliente, ma solo quella soddisfazione che possa essere qualificata come eticamente giustificabile. La soddisfazione – in altri termini – dovrà confrontarsi con la triplice esigenza di un trattamento appropriato (etica medica), che rispetti il paziente nei suoi valori e preferenze (bioetica) e faccia un uso ottimale delle risorse (etica dell’organizzazione).

Il quinto modulo, inerente l’educazione terapeutica del paziente cronico, ha fornito ai professionisti sanitari la formazione necessaria per favorire il processo di empowerment del paziente e l’autogestione della malattia. La formazione è consistita in conoscenze afferenti alle medical humanities (epidemiologiche, cliniche, filosofiche, etiche, psicologiche, sociologiche, pedagogiche) e competenze comunicative. L’obiettivo del modulo è stato, in definitiva, quello di avviare un modello standard di proposta educativa rivolta a pazienti cronici, da realizzare, da parte degli iscritti, nelle proprie strutture.

L’immigrazione extracomunitaria ha delineato il volto di una società multietnica, con problemi specifici relativi alla salute e alla costruzione di un contesto organizzato che rispetti culture, religioni e tradizioni diverse. La multietnicità non dovrebbe darsi come giustapposizione di valori e abitudini differenti, ma dovrebbe costituirsi come costante integrazione, promossa su due fronti: solidarietà e accoglienza da un lato, ma anche vigilanza epidemiologica e prevenzione dall’altro. Per affrontare questa tematica, nel sesto modulo è primariamente stata sottolineata la conoscenza delle regolamentazioni giuridiche che guidano le culture e facendole talvolta scontrare.

1 dicembre 2009 – Giornata d’apertura.

26 gennaio 2010 – 1° modulo. Dal consenso informato alla decisione consensuale.

16 marzo 2010 – 2° modulo. Direttive anticipate (il testamento biologico) e le decisioni di fine vita.

20 aprile 2010 – 3° modulo. L’errore in medicina e la cultura della sicurezza.

25 maggio 2010 – 4° modulo. La giusta e ingiusta soddisfazione del paziente.

28 settembre 2010 – 5° modulo. Educazione terapeutica del paziente cronico.

26 ottobre 2010 – 6° modulo. Sanità meticcia: multiculturalismo e culturalismo etico.

 

CORSO DI BIOETICA PER DIRIGENTI E PROFESSIONISTI DELLE RESIDENZE ASSISTENZIALI

Lendinara (RO)

8 gennaio 2010

5 febbraio 2010

5 marzo 2010

26 marzo 2010

Il progetto ha avuto l’obiettivo di favorire l’identificazione e la formazione di referenti per la bioetica nelle diverse strutture associate all’Associazione Nazionale manager del sociale (ANSDIPP). Il progetto nasce dal bisogno, identificato dall’ANSDIPP in diverse occasioni, di promuovere tra i suoi associati la consapevolezza dell’esistenza di problemi etici nuovi che si impongono a coloro che erogano cure e assistenza ai grandi anziani e alle persone che, per età e per patologia, si trovano in condizioni di fragilità. Questioni relative all’appropriatezza di cure ed eventuale desistenza da esse, direttive anticipate di trattamento, passaggio a cure palliative e sedazione profonda, autonomia decisionale e ruolo della famiglia richiedono comportamenti coerenti, condivisi tra tutti gli operatori coinvolti e omogenei tra le diverse strutture. La riflessione in corso nei principali corpi professionali (vedi codici deontologici dei medici e degli infermieri) ha bisogno di essere portata alla conoscenza di tutti gli operatori coinvolti e di essere attualizzata in situazioni concrete.

In questo contesto le competenze etiche, oltre a essere un patrimonio di tutti gli operatori della sanità e dell’assistenza, hanno bisogno di conoscenze e competenze specifiche. Possiamo arrivare a ipotizzare il passaggio da un livello “amatoriale” a uno quasi professionale nell’ambito dell’etica.

Il loro compito sarà quello di moltiplicare, nel proprio contesto di lavoro, le occasioni di confronto sistematico sulle questioni della bioetica e di favorire la diffusione di comportamenti eticamente giustificabili. Il progetto si è articolato in quattro moduli, ciascuno dei quali ha previsto i seguenti trattazioni sui seguenti argomenti: sistemi organizzativi socio-sanitari, ruolo dello psicologo nelle strutture di assistenza, multiculturalità, buon uso dell’amministratore di sostegno, bioetica clinica.

 

IL COMITATO ETICO PER LA PRATICA CLINICA: IDENTITÀ E RUOLO

Legnago, 25 marzo 2010

Che cosa fa un comitato di bioetica? La domanda è legittima. Un comitato è un organismo peculiare, del quale si può dire che il tutto è più della somma delle parti. Per quanto competenti nel proprio ambito – clinico, assistenziale, giuridico, filosofico, o più genericamente riconducibile a una delle scienze umane – i componenti di un comitato non sono formati ad agire in quanto comitato. Per questo è necessaria una pratica di integrazione dei saperi e di ascolto reciproco: è necessario un allenamento che non fa parte del modo abituale in cui funzionano le organizzazioni sanitarie. Si può derivare la necessità di questo apprendimento dalla radice verbale latina alla quale si può ricondurre la parola “comitato”: il verbo latino  “comitari”, vale a dire “fare strada insieme”. Quando un comitato viene costituito, deve iniziare un lungo percorso comune, nel quale il camminare insieme, nella diversità ma nell’unità degli intenti, sia piacevole e fecondo.

Una cosa soprattutto deve stare a cuore a un Comitato etico: presentare la bioetica non come una proprietà che amministra, ma come un bene comune al quale partecipano tutti coloro che impiegano mente, cuore e mani per fare buona medicina. La bioetica non è affidata al Comitato secondo la logica delle “commissioni” (dal latino “commettere”, cioè affidare) che vengono create, stando a un detto popolare, quando non si vuole risolvere un problema. La bioetica è l’orizzonte comune nel quale si muovono tutti i protagonisti delle scelte finalizzate a proteggere, risanare e accompagnare la vita: cittadini, professionisti sanitari, amministratori. Il Comitato è una struttura di servizio, perché tutti si possano sentire a casa propria nella bioetica.

 

ETICA NELLA MISSION DELL’AZIENDA SANITARIA: PROBLEMATICHE IN NEUROLOGIA, PEDIATRIA E RIANIMAZIONE

31 marzo-15 ottobre 2010

In collaborazione con l’AOU San Giovanni Battista di Torino, l’Istituto Giano ha organizzato un percorso formativo che ha proposto ai partecipanti regole etiche condivise in merito a tematiche bioetiche prevalenti in neurologia (patologie degenerative), pediatria e rianimazione. Il percorso si è articolato in quattro incontri sviluppati ciascuno in tre edizioni, per un totale di 20 ore formative.

Gli argomenti trattati sono stati: nel primo giorno concetti etici e metodologia di analisi dei casi; nel secondo giorno l’informazione multiprofessionale condivisa e l’etica dell’annuncio. Nel terzo  giorno la continuità assistenziale, la promozione della partecipazione attiva dei malati nelle decisioni cliniche e nel quarto giorno un ampio lavoro di gruppo su mandato precedentemente assegnato.

 

IL SOLE A MEZZANOTTE SCUOLA DI FORMAZIONE ESPERIENZIALE. NEONATI IN TERAPIA INTENSIVA

Roma, 27-28 maggio 2011

Rivolto a medici, infermieri, infermieri pediatrici, psicologi e operatori sanitari che lavorano nelle terapie intensive neonatali, il corso della Fondazione Maruzza Lefebvre D’Ovidio ha fruito della collaborazione dell’Istituto Giano su argomenti inerenti comunicazione, partecipazione e decisione in medicina nell’ottica di problemi quali la limitazione dei trattamenti intensivi e le relative problematiche bioetiche, le cure palliative al neonato terminale e il controllo del dolore,  la morte di un neonato in terapia intensiva neonatale e il supporto ai genitori, la comunicazione, il “burn out”, i processi decisionali ed il ruolo del personale di assistenza e dei genitori.

 

LA SLOW MEDICINE: UNA PROPOSTA CULTURALE E PRATICA

Modena, 18 dicembre 2012

Organizzato  in collaborazione con il Comitato Etico provinciale di Modena, l’incontro di studio sulla Slow Medicine, il movimento, apparso nell’orizzonte culturale italiano da poco tempo, propone una medicina che si sviluppi in armonia con le tre parole-chiave della sobrietà, del rispetto dei valori del paziente e della giustizia. Il movimento ha già trovato risonanza in diverse realtà sanitarie in Italia e nel Canton Ticino e si sta diffondendo con pubblicazioni e con progetti di formazione e ricerca. La Slow Medicine ha anche ricadute importanti nella pratica della ricerca in medicina. Ampio spazio è stato dedicato a confrontare alcuni protocolli di ricerca con le esigenze fondamentali della Slow Medicine.

 

SLOW MEDICINE: UNA CURA SOBRIA, RISPETTOSA E GIUSTA

Napoli, 26 Maggio 2014

L’Istituto Giano ha partecipato all’organizzazione del Corso il cui percorso formativo è stato proposto a tutte le professioni sanitarie della Regione Campania, per un massimo di 100 partecipanti. Partendo dall’assunto che  cure appropriate e di buona qualità e un’adeguata comunicazione fra le persone migliorano la salute e la qualità della vita, riducono gli sprechi, promuovono la sostenibilità economica e ambientale dei sistemi sanitari e la loro equità, approccio proprio della Slow Medicine, il Corso ha proposto agli iscritti un modello d’azione in medicina basato su moderazione, gradualità ed essenzialità, riconoscendo che i valori, le aspettative ed i desideri delle persone sono diversi ed inviolabili e che la tecnica da sola, per quanto raffinata e sofisticata, non è sufficiente a garantire un’assistenza adeguata al paziente. Per prendersi cura del paziente sono necessari, insieme alle competenze professionali, conoscenza di sé e rispetto della persona e della sua complessità. L’Istituto Giano, con questa e altre iniziative, aderisce allo spirito della Slow Medicine e vi porta la propria esperienza pluriennale in ambiti quali il counselling, la medicina narrativa, l’analisi e la valutazione della qualità degli interventi, la prevenzione e l’educazione terapeutica del paziente, le medical humanities.

 

BUONA MEDICINA E UMANIZZAZIONE DELLE CURE

Lamezia Terme, 18 e 19 maggio 2015

Il tema dell’umanizzazione delle cure, inserito a pieno titolo tra gli obiettivi del recente atto di indirizzo del nuovo Piano sanitario, è centrale per un’Azienda sanitaria chiamata a garantire, in tutte le fasi della presa in cura della persona, approcci professionali e comportamenti umani in grado di tutelare la dignità e il diritto alla salute di ogni cittadino. L’umanizzazione delle cure, intesa come attenzione alla persona nella sua totalità, fatta di bisogni fisici, psicologici, relazionali e spirituali, non può essere lasciata alla sensibilità dei singoli. Deve piuttosto poter diventare una mission condivisa, capace di generare standard per un corretto operare. L’Istituto Giano ha così aderito all’invito dell’ASP di Catanzaro di partecipare all’organizzazione di un percorso formativo in grado di sviluppare riflessioni teorico-culturali e sperimentazioni pratico-operative da realizzare all’interno di contesti di lavoro in ambito sanitario.. Sono stati inoltre affrontati gli aspetti organizzativi dell’umanizzazione per realizzare sistemi di cura a misura del cittadino con riferimento anche al ruolo dei familiari e del volontariato.