Sandro Spinsanti
Le trame della cura
Editoriale Janus 1 - Primavera 2011
LAICITÀ E INTERDISCIPLINARITÀ
Quale orizzonte possibile è in grado di garantire un paradigma narrativo piuttosto che un paradigma come dogma? Un buon punto di partenza consiste nel riconoscere la legittimità della coesistenza di teorie differenti. Nessun modello teorico può considerarsi in sé esaustivo, né ci sono prospettive da respingere integralmente.
- Stefania Aprile
I recenti dibattiti in tema di etica ci hanno offerto scenari segnati da dispute improduttive destinate a rivendicare visioni dell'esistenza contrapposte, unilaterali e apparentemente irriducibili. Questa contesa tra ideologie ha sottratto uno spazio importante all'argomentazione morale, dispensando i diversi schieramenti da un'importante funzione di responsabilità, quella di fornire un'opportunità per chiarire dei dubbi e potersi confrontare in modo consapevole e informato con una realtà complessa, intima e che al contempo comprende la libertà dell'altro.
Il riconoscimento di questa inosservanza e la coerente necessità di aderire a una posizione etica connotata da un atteggiamento non dogmatico, disponibile al dialogo e al confronto si raffigura come un compito di visibile rilevanza etica. Occorre pertanto, prima di tentare di definire un modello di appartenenza in termini di una concezione oggettivante, cominciare a delineare una tessitura immaginaria la cui trama viene composta sull'impegno morale alla disposizione dialogica ed ermeneutica.
Il PARADIGMA ETICO NARRATIVO
Certo non si può ragionevolmente sostenere di poter assumere una posizione super partes. Ognuno di noi è inevitabilmente coinvolto nella ricerca di una corrispondenza significativa all'interno un'angolazione paradigmatica.
Si tratta allora di delineare un punto di vista prospettico dove le posizioni e le opinioni vengono argomentate per poterne comprendere la validità e i limiti. Vanno individuati i parametri di un paradigma etico narrativo e dialogico piuttosto che dogmatico, in grado di tradursi in termini di bene comune e di offrire strumenti per un approfondimento etico che possano facilitare l'orientamento su una scelta.
E si tratta altresì di approfondire una riflessione che riguarda anche la politica sanitaria, che ci spinge a capire la relazione tra queste tematiche e la salute pubblica.
Quale orizzonte possibile è in grado di garantire un paradigma narrativo piuttosto che un paradigma come dogma?
Nessun modello teorico può considerarsi in sé esaustivo, né ci sono prospettive da respingere integralmente.
Dell'utilitarismo può venire riconosciuta la validità in determinati contesti, dalla carenza di risorse in politica sanitaria alla formulazione di giudizi morali che riguardano la qualità della vita.
Allo stesso modo possiamo sentirci distanti dalle concezioni dei deontologisti, ma c'è chi tra questi sancisce l'importanza dell'argomentazione morale.
Spingendoci oltre potremmo dire che formulazioni di qualità della vita o di sacralità della vita sulla quale si contestano schieramenti opposti, non sono in grado di riflettere alcuna valenza assoluta rispetto al vissuto esistenziale che intendono evocare.
Dovrebbero essere considerate dei fuzzy sets le cui code di significato non possono venire svincolate dalle moltitudini di elementi che le collegano alla realtà.
COESISTERE NELLA DIFFERENZA
Occorrono più prospettive teoriche per poter approssimare un'immagine del reale. Che non vuol dire adottare un atteggiamento di passiva indulgenza, quanto valutare il connotato etico relativo al riconoscimento del carattere strettamente personale di ogni scelta.
Si tratta di considerare adeguatamente le differenze, di genere, culturali, o anche religiose poiché in questo risiede il carattere autenticamente laico di un atteggiamento antidogmatico. Questa complessità del mondo si riflette nella varietà e nella pluralità dei modelli etici.
Sostenere che esistono diverse forme di spiritualità anche tra i credenti e che ognuno segue in coscienza la cifra con la quale crede e opera concretamente disegnandosi la modalità di uscita dalla vita che gli sembra più carica di senso, anche religioso, mostra maggiore laicità di chi invece respinge ogni argomentazione che riguardi questo aspetto.
C'è un aspetto importante della bioetica: la sua natura interdisciplinare, che richiede che nei suoi dibattiti vengano coinvolte le varie competenze.
SCIENZA SENZA DOGMI
Sui termini laico, laicità, laicismo nel nostro paese si produce da tempo un dibattito e una battaglia culturale aspra di cui forse è bene tenere conto. Va forse adottato un punto di vista laico anche sulla definizione di laicità? Un dialogo schietto, per discutere insieme le linee guida della rivista.
- Caterina Botti e Giuseppe Traversa
Traversa: L'economista Von Mises ha affermato: «science never tells a man how he should act, it merely tells how a man must act if he wants to attain definite ends».
Non è immediato riportare in italiano la frase, in modo da rendere al meglio il senso della contrapposizione fra il generico suggerimento comportamentale e l'azione che deve essere intrapresa per raggiungere un determinato scopo.
Forse oggi, passati oltre quarant'anni da quando Mises faceva questo genere di asserzioni, sarebbe necessario aggiungere una precisazione.
Nell'indicare le azioni indispensabili a raggiungere un determinato scopo bisognerebbe aggiungere i margini di errore noti, i possibili errori sistematici, l'incertezza delle stime.
Mi trovo a disagio, oggi, quando sento dire che ci troviamo in un'epoca in cui prevale l'atteggiamento dogmatico, non solo in chi si schiera in dispute religiose, filosofiche e politiche, ma anche in chi si appella all'autorità della scienza per risolvere gli stessi problemi. Non mi è chiaro a quali questioni si faccia riferimento.
Botti: C'è il rischio di banalizzare tutto il confronto politico, filosofico e religioso, trattandolo alla stessa stregua di una discussione meramente ideologica e improduttiva.
Se, come sembra dalle parole di Satolli, vogliamo sostenere l'importanza delle ragioni e degli argomenti per i punti di vista che si vogliono proporre, forse allora filosofia e teologia hanno qualcosa da dire.
O si tratta piuttosto di partire dalla sola esperienza narrata, dal basso, come vorrebbero alcuni bioeticisti?
T: In che modo la scienza può essere dogmatica? La libertà individuale sta sempre al primo posto. Sono le scelte di ciascuno a mettere in atto determinate azioni. Non è compito della scienza dire se si debba o meno mangiare una tavoletta di burro al giorno, aggiungere sale al sugo senza fare economia, assumere un antiipertensivo o sottoporsi a una colonscopia.
Compito della scienza è quello di spiegare quali siano gli effetti attesi sulla salute, in termini di effetti desiderati ed effetti avversi di alcune azioni, insieme agli inevitabili margini di incertezza delle stime a disposizione.
B: Ci sono scelte che, alla fine, restano diverse, personali. L'inizio e il fine vita, la cura della propria salute, sono opzioni morali che vanno tutelate come elementi importanti in un atteggiamento laico.
Altrimenti si perde una dimensione importante della laicità, almeno per come io la intendo, e cioè la garanzia alla convivenza di punti di vista, teorie, paradigmi diversi, la tutela delle scelte di ciascuno.
La ricerca di risposte negoziate valide per tutti è solo un modo di intendere la laicità. Richiamare il dialogo, la comprensione e la negoziazione non significa che sempre si debbano trovare soluzioni o risposte che vanno bene per tutti. Piuttosto significa richiamarsi a uno sforzo di consapevolezza nel confronto tra cittadini prima che di ricerca di risposte comuni.
T: Non dimentichiamo che per rendere operativa una libertà di scelta servono anche altre condizioni di contorno.
Ad esempio la possibilità di effettuare o meno un trattamento medico è subordinata all'equità di accesso alle cure.
Il Servizio Sanitario Nazionale è tenuto a garantire trattamenti di dimostrata efficacia, e quindi la libertà di scegliere anche fra tipologie di trattamento non riconosciute diventa operativa solo se si dispone delle risorse necessarie. Di nuovo, anche in questi casi il contributo della scienza è quello di aiutare a chiarire in cosa consistano i diversi livelli di efficacia di un intervento. La scienza al più analizza gli effetti attesi sulla salute nel sistema di accesso (disuguale) ai servizi sanitari.
Fra i suoi compiti non rientra certamente quello di definire dove porre l'asticella del livello di efficacia da rimborsare o dei servizi da garantire in modo universale.
B: Sui termini laico, laicità, laicismo nel nostro paese si produce da tempo un dibattito e una battaglia culturale aspra di cui forse è bene tenere conto. Va forse adottato un punto di vista laico anche sulla definizione di laicità?