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Sandro Spinsanti
Tra scienza e diritto: caccia al colpevole?
Editoriale Janus 4 - Inverno 2011
PROVE TECNICHE DI DIALOGO
Logiche forti e non abituate al confronto erigono facilmente steccati invalicabili. Così quando la scienza incontra il diritto non è improbabile finire con la ricerca di un colpevole. Gli esempi, anche recenti, non mancano di certo. Per fortuna ci sono anche segnali nella direzione opposta.
-Eva Benelli
Nelle trentasei ore scarse prima che l'infelice comandante Schettino si palesasse agli occhi della comunità nazionale e internazionale come la figura scellerata, l'icona del colpevole perfetto, la macchina mediatica aveva fatto in tempo a parlare di "ritardo nei soccorsi". È un classico: potremmo dire, anzi, che in Italia i soccorsi sono in ritardo fino a prova contraria. Nella drammatica vicenda del naufragio dell'isola del Giglio, con una giravolta di 180 gradi, le accuse di ritardo si sono poi velocemente trasformate negli elogi alla capacità e all'efficienza di chi ha condotto le operazioni da terra. Trovato il colpevole, trovati gli eroi, la narrazione del naufragio scivola quindi negli schemi più consolidati delle cronache delle emergenze.
Non è diverso il clima narrativo di un'altra emergenza raccontata su questo numero di Janus: il terremoto de L’Aquila. In questo caso i "colpevoli" sono stati Indagati. La notizia del processo ai geologi italiani ha fatto il giro del mondo (la rivista Nature ci ha dedicato la copertina) e la vicenda, assai complessa, è tuttora aperta. Ma quello che ci interessa qui è l'inestricabile intreccio tra il portato scientifico, gli aspetti della comunicazione e l'ingresso a gamba tesa delle autorità giudiziarie non per ricostruire le responsabilità di chi ha costruito tanti edifici non antisismici in una delle aree più a rischio d'Italia, ma per censurare una condotta che dovrebbe avere alle spalle solo motivazioni tecniche. «l terremoti non si possono prevedere, come si possono accusare i tecnici di omicidio colposo?» si chiede la comunità degli esperti. Dall'altra parte l'accusa si fonda non tanto (o non solo) sulla mancata capacità di previsione, ma sul non avere considerato fino in fondo i rischi e, soprattutto, sul non aver saputo gestire la comunicazione verso la popolazione de L’Aquila.
LE MALE PIANTE DELLA DIFFIDENZA E AMBIGUITÀ
Ecco, sono questi due aspetti della modernità quelli che Janus ha voluto indagare con il dossier di questo numero: la facilità con cui oggi chiunque può disporre di informazioni, comprese le informazioni più tecniche e specialistiche, e l'enorme difficoltà di dialogo tra la comunità scientifica e le altre comunità. Nel terreno di questo dialogo difficile, a volte inesistente, prosperano le piante della diffidenza e dell'ambiguità.
Un esempio clamoroso e recentissimo è la polemica intorno alla presentazione delle nuove linee guida dell'Istituto superiore di sanità sul trattamento dell'autismo. In anticipo di una giornata sull'evento scientifico, un gruppo di parlamentari, in una sede istituzionale, ha organizzato una conferenza stampa per criticare il documento (non ancora disponibile a tutti). La critica, paradossalmente per chiunque pratichi la scienza, risiede proprio nel fatto che il lavoro (rigoroso e serio come hanno riconosciuto gli stessi promotori dell'iniziativa) non ha tenuto conto di altri approcci e iniziative che ancora non dispongono di dimostrazione di efficacia.
L'ambiguità, ci sembra, sta nel fatto che questa iniziativa che mette in discussione lo strumento più forte e l'unico criterio indiscutibile di scelta, quello della dimostrazione di efficacia di un trattamento, sia sostenuta in nome dei pazienti e dei loro familiari.
IMPARARE A CONFRONTARSI
Ma se il potere politico e quello giudiziario sembrano procedere (talvolta?) ignorando i presupposti del metodo scientifico, anche sul piano del confronto tra i diritti le cose non vanno proprio benissimo. Del tutto fuori luogo d sembra, infatti, la contrapposizione tra il diritto alla privacy e il diritto alla salute, che vede da una parte il complesso di disposizioni che tutelano la riservatezza dei dati personali, e dall'altra la necessità di disporre delle informazioni indispensabili per seguire i pazienti di oggi e per fare ricerca a beneficio dei pazienti di domani. Il diritto alla privacy oggi sembra prevalere nella maggior parte dei casi, mettendo in crisi anche attività consolidate come i registri tumori o la continuità dell'assistenza. Salvo poi scoprire che queste norme stringenti non valgono ai fini amministrativi dove gli stessi dati vengono invece utilizzati.
Un altro paradosso, che però crediamo debba far riflettere: se le ragioni amministrative pesano di più di quelle scientifiche forse è anche perché queste rimangono più oscure e difficili da comprendere. Il mondo scientifico continua a far fatica a rappresentarsi agli altri.
Per questo ci sembrano interessanti e promettenti per il futuro alcune esperienze come il dibattito, affrontato anche dai mass media, sull'opportunità di intervenire su uno degli aspetti fondanti del metodo scientifico: la trasparenza dei risultati. Le ricerche sulle mutazioni del potenzialmente pericolosissimo virus H5N1, sono al centro di questa discussione, tuttora aperta. Ma anche episodi numericamente più limitati possono avere la forza di innescare il cambiamento, come quella che ha visto allo stesso tavolo discutere genetisti, filosofi, magistrati e avvocati.