
- Perchè dobbiamo curare l'ammalato cronico?
- Manuale di procedure assistenziali
- Medicina in transizione e nuovi orizzonti
- Due passi avanti, uno indietro: che ballo è?
Manuale di procedure assistenziali
Rubettino Scientifica, Soveria Mannelli 2003, pp. 9-10
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PREFAZIONE
Standardizzare e personalizzare
Sì, d'accordo: abbiamo tutti avuto per le mani libri più appassionanti di questo. Romanzi, ad esempio (d'amore, d'avventure, polizieschi...); o biografie di personaggi storici, o qualche prodotto della migliore saggistica. Davvero arduo farsi coinvolgere da un manuale. E di procedure assistenziali, per di più!
Eppure non voglio ripiegare frettolosamente sulla sua utilità. Che sia utile per gli infermieri che lo consulteranno, non c'è dubbio. Ma, a ben vedere, c'è una storia dietro questo manuale che gli conferisce uno spessore particolare. E, come tutte le belle storie, è fonte di piacere sia per chi la racconta, sia per chi l'ascolta. È la storia ― per prenderla un po' alla lontana ― dello sviluppo di una categoria di operatori sanitari: gli infermieri. Da "serventi" a professionisti: si potrebbe così riassumere, con uno slogan. Da versione ospedaliera del ruolo tradizionale della madre entro le mura domestiche ― sempre affaccendata, tenuta da parte nelle grandi decisioni, esecutrice di ordini ("Lei non deve 'pensare': deve fare ciò che le si dice!!": risuona ancora a qualcuno nell'orecchio l'eco di qualche sgridata del medico-padre-padrone, dopo un'iniziativa presa in autonomia, nella quale l'infermiere "pensava" di fare bene?) ― a operatore responsabile, nel proprio ambito del processo di assistenza. Da "paramedico", con le mani legate dal mansionario, a infermiere. qualifica professionale da portare con orgoglio.
Il prezzo della crescita è l'autonomia. Identificati i bisogni del malato, l'infermiere sa che esiste un mondo standardizzato per fornire risposte efficaci. E se qualche volta dovrà consultare il manualetto, poco male: meglio una verifica in più che improvvisazioni o pressapochismi, che rischiano di risolversi in perdite di tempo e soprattutto in danni per il malato.
Tra i bisogni identificati non può non colpire quello identificato come "bisogno di interazione e comunicazione": l'infermiere che accoglie il paziente nell'Unità Operativa là dove lui è di casa (e dove il malato non può che sentirsi ospite), che lo accompagna fino alla dimissione, che partecipa ― con il medico e altri operatori ― al delicato processo informativo che riguarda i possibili effetti collaterali di certi trattamenti: ecco una figura professionale a tutto tondo, che dà corpo a quella pratica della medicina "umanizzata" che è una. delle aspirazioni più vive dei nostri concittadini. Standardizzazione delle procedure e personalizzazione dei trattamenti non sono contraddittorie. Possono conciliarsi. Per sapere come, ci rivolgiamo in primo luogo agli infermieri. Da loro ci aspettiamo un curare che sia anche contemporaneamente un prendersi cura.
Se questa è la storia remota, e più generale, che sta dietro al manuale, quella prossima non è di minore interesse. Ha come protagonisti gli infermieri di Lamezia Terme, che hanno preso l'iniziativa e di produrre il manuale e hanno perseverato, fino a vedere l'opera compiuta. Qui la storia prende anche dei riflessi personali. Perché l'Istituto Giano è stato coinvolto nel profilo formativo, coordinato dalla dott.ssa Clementina Fittante, da cui ha preso origine l'idea di un manuale di procedure intermieristiche. Uno degli aspetti più coinvolgenti dell'esperienza formativa è stata la progressiva trasformazione di un lungo cahier de doléances ― nel nostro Paese il
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lamento ha una lunga tradizione; tra gli operatori sanitari, poi, è uno dei passatempi preferiti; e se qualcuno, tra i sanitari, ha diritto di lamentarsi, non sono, a buon diritto, in primo luogo gli infermieri? ― in un positivo progetto di miglioramento. Una trasformazione di atteggiamento a cui possiamo augurare solo una cosa: che sia contagiosa, e che trascini tanti altri gruppi di operatori.