Sandro Spinsanti
Dimensioni di una nuova cultura del corpo
in Esplorazione corporea dello spirito
in Quaderni di V.M. ― n. 28
Camaldoli 1981
pp. 3―11
3
Gesù disse:
"Se la carne viene ad esistere
per via dello spirito
è una grande meraviglia;
ma se lo spirito viene ad esistere
per mezzo del corpo
è meraviglia delle meraviglie.
È meraviglia delle meraviglie come
così grande ricchezza
abbia preso dimora in tale povertà"
(dal vangelo apocrifo secondo Tommaso)
Il corpo: l’ultima rivoluzione?
Si è ormai, convenuto di chiamarla "la rivolta dionisiaca". Chi la considera un fuoco di paglia, chi un segno dei tempi. È la protesta che ha scosso gli anni '60, coagulandosi nel mitico '68. Le voci erano tante, ma quella che gridava più forte di tutte ero la voce del corpo. Il corpo è stato il cavallo di battaglia della contestazione, simbolo di tutto ciò che la civiltà repressiva, preoccupata solo dalla efficienza e del profilo aveva escluso. La critica al capitalismo denunciava le strumentalizzazioni del
4
corpo, di ogni segno e colore: dal puritanesimo borghese, alla sottomissione delle ragioni del corpo a quelle della classe e della società, alle strumentalizzazioni consumistiche. Questo è il pericolo maggiore che incombe oggi in Occidente. La liberalità verso il corpo è minacciata dalle categorie capitalistiche dello scambio di merci e della concorrenza. Anche la promozione di un libertinaggio, che si serve di mevcifeticcio reclamizzante mediante il corpo per incrementare i consumi e i profitti, è repressiva nei confronti del corpo. La "desublimazione repressiva" è stata la magica formula, coniata da Marcuse, che i contestatori si passavano di bocca in bocca, con gli ammiccamenti di intesa di chi non si lascia ingannare. La liberazione del corpo che intendevano era di altro segno. Il corpo doveva essere il protagonista del trapasso da una società borghese-capitalista a una post-capitalista. Il corpo, dunque, portatore dell’utopia.
Gli ideologi si sono messi intensamente al lavoro. Dichiarata la fine dell'età marxista e denunciati i limiti del freudismo, centrato sulla sessualità genitale, hanno proposto una società in cui il primato andasse al desiderio. Il desiderio come essenza dell'uomo, e quindi condizione della sua realizzazione; e il corpo come organo del desiderio. Per far vivere questo nuovo corpo, l’utopia prevedeva la costruzione di ambienti dove predomini l’esperienza non verbale di vicinanza corporea. E la danza: "danzare la vita", proponeva Garaudy, senza aspettare di aver costruito la nuova società. La danza come mezzo per cambiare la società.
5
La rivolta dionisiaca ha avuto critiche forti, da destra e da sinistra. Si ha paura dell’irrazionalismo, che è la matrice delle politiche autoritarie. Ma la ventata di protesta contro i "domatori" del corpo ha lasciato il segno. Il legame tra il modo di vivere la corporeità e l'organizzazione sociale è ormai svelato. Le mistificazioni non hanno più diritto di cittadinanza. La questione aperta dalla filosofia sociale che parte dal corpo non sarà facilmente richiusa: come liberare il corpo senza incagliarsi nella desublimazione repressiva e senza rafforzare la società dello scambio di merci?
La cultura olistica della salute.
Un’altra radice della moderna cultura del corpo è l'emergenza di una concezione nuova della salute. La quale si distanzia dall’ideologia medica del corpo. È diventato quasi luogo comune ripetere che la medicina lo ha "cosificato", considerandolo come un pezzo di natura tra gli altri, da studiare e da manipolare come il resto della natura. Un movimento vivace procede oggi invece nella direzione opposta, verso un recupero della persona umana, in una prospettiva di totalità, che includa la dimensione psichica e spirituale dell’uomo. È un approccio presente in molte espressioni della medicina contemporanea, a condizione che andiamo a cercarle lontano dall'ambito accademico, dove predomina tuttora la concezione meccanicistica ispirata dal positivismo. Le correnti più disparate di medicina umanistica convengono nel tentativo di temperare fi ammorbidire la prospettiva fredda della "natura come nemico" propria della scienza medica allopatica. Convinti che l'uomo moderno
6
ha deviato dall’antica saggezza ispirata da un contatto diretto con la natura, e con il corpo in particola re, molti pazienti hanno voltato le spalle al trattamento ortodosso, dando la preferenza a sistemi medici e a pratiche che si muovono in un orizzonte di unità cosmica. Il pensiero orientale e nuove filosofie dei sistemi biologici hanno introdotto sulla scena occidentale il concetto che l’interazione tra l’individuo e il mondo è un processo in cui fluisce l’energia vitale. Antiche e nuove idee orientali ― agopuntura, aikido, yoga, meditazione, terapie di polarità ― si sono unite a nuove idee occidentali, dando vita a una diversa concezione del fatto morboso e della terapia. Questi sistemi mirano al bilanciamento delle energie nel campo corpo/universo, piuttosto che alla "normalità" come misurazione statica standardizzata della salute. Colui che fornisce la terapia manipola energia, invece che chimismo e strutture. Il cliente è visto come un sistema di interazioni, noti in termini di sintomi isolati o di errori cellulari. Possiamo chiamare "olistica" questa concezione della salute e del modo di curarla. La prospettiva olistica riconosce che la vita dell’individuo è un processo di dispiegamento continuo, e la malattia l’interruzione di questo flusso. Tutto può influenzare la nostra salute: fattori grossolani (come il cibo) e sottili, fisici, emotivi, mentali, spirituali e ambientali; tutti sono correlati. La prospettiva olistica insegna a guardare al di là del sintomo immediato, a situarlo in un contesto più comprensivo. Una disarmonia della vita si rifletterà sintomaticamente nel corpo, comunicandoci ― se vi prestiamo attenzione ― che è necessario un cambiamento. La malattia è allora un messaggio, una specie di feedback
7
del processo della vita che ci informa che qualcosa turba l’armonia e ci richiama ad agire con coscienza, a prendere parte attiva allo sviluppo del nostro benessere, ad assumere responsabilità per la nostra vita. Il presupposto olistico è che il corpo sa come curare se stesso, essendo un sistema naturale di guarigione che tende alla buona salute. Il nostro compito è di sgomberare il campo da ciò che ci impedisce di intendere le ragioni del corpo. Rimosso l’ostacolo, la buona salute emerge dall’interno della persona.
Mentre la rivalutazione del corpo come armonico sistema naturale fa il suo timido ingresso in medicina, il corpo trionfa nelle correnti più recenti di psicoterapia. Nella psicoanalisi ortodossa il corpo continua ad essere metodologicamente escluso dal trattamento. Lo dimostra lo stesso setting analitico, che dispone l’analizzato e l'analista in modo tale che il corpo resti escluso dal campo visivo: l’unico legame tra i due è la parola. Nelle nuove forme di psicoterapia, invece, il corpo è posto al centro del processo terapeutico. Il corpo è entrato in scena come protagonista di guarigione anche in quelle patologie che per comodità si amava classificare come psichiche. La richiesta di mercato ha prodotto un pullulare di tecniche ― non tutte con radici profonde ― e sopratutto di terapeuti ― alcuni improvvisati o autoproclamatisi tali ― che rischia di gettare il discredito su tutto il settore. È necessaria un’opera di discernimento. Sarà opportuno, per districare la mappa delle psicoterapie a base corporea, distinguere tra metodi funzionali e metodi centrati sui conflitti. Gli approcci funzionali
8
mirano a ristabilire il "giusto" respiro, movimento o rilassamento. Non vogliono portare alla luce i problemi biografici del paziente per analizzarli. Coloro che vogliono trovare un rimedio all’ansietà o a disturbi funzionali, evitando una rimessa in discussione del profondo, possono accedere a queste tecniche: hanno lo stesso effetto, senza le controindicazioni, di un tranquillante! Vanno nominate in questo settore tutte le terapie di rilassamento (training autogeno, biofeedback, desensibilizzazione sistematica), il "rolfing", le varie forme di massaggio. Tra i metodi centrati sui conflitti il più autorevole è la bioenergetica di A. Lowen. Si è sviluppata dalle intuizioni di W. Reich, che con la sua analisi del carattere individuale come sistema cui spetta la funzione di regolare l’utilizzazione dell’energia, resta il principale precursore delle psicoterapìe a base corporea. La bioenergetica, presupponendo un parallelismo tra la dimensione psichica e quella corporea, mira a individuare i nodi di tensione muscolare che tengono bloccata l’energia, ad allentare la tensione con opportuni esercizi di catarsi, e a restituire infine l’energia al libero fluire nel respiro, nel movimento del corpo, nella percezione delle sensazioni. Tutte le terapie a base corporea si basano sull’assunto che corpo, psiche e spirito dell’uomo non rappresentano dimensioni indipendenti della sua esistenza, bensì sono aspetti funzionalmente uguali e importanti nella sua personalità. Si delinea cosi il superamento della divisione dell'uomo in compartimenti stagno, grazie alla valorizzazione del corpo come realtà pregnante in cui è contenuto tutto l’umano.
9
La teologia si interroga sul corpo.
La teologia deve fare i conti con il sospetto di essere la portatrice di un rifiuto religioso del corpo. L’ostilità del cristianesimo, in particolare, al corpo è stata così spesso affermata che sembra diventata un truismo. Il problema è difficilmente solubile finché ci si limita a un confronto di testimonianze dottrinali favorevoli e contrarie alla tesi. Se ne trovano, infatti, sia nell’uno che nell'altro senso. Non è difficile allungare la lista degli atteggiamenti, sia dottrinali che pratici, che riflettono una valutazione negativa della corporeità: dalle pratiche più fantasiose di mortificazione della carne in uso tra gli anacoreti, alla tradizionale educazione repressiva nei confronti del patrimonio istintuale del corpo (identificato con la sessualità), fino alla lussureggiante letteratura ascetica, dedita alle peggiori intemperanze verbali quando si tratta di diffamare il corpo e di esaltare ciò che lo umilia, come le malattie. Per contro, lo stesso insegnamento tradizionale cristiano, che ruota intorno alla dottrina dell’incarnazione ― caro cardo salutis ― è ricco di elementi di grande umanità nei confronti del corpo. I più accreditati maestri di spirito sono unanimi nel ritenere che un cristiano non potrebbe disinteressarsi del corpo senza danno. Ogni rottura dell’armonia tra corpo e anima nuoce a tutt’e due. L’equilibrio fisico è perciò necessario per l'esercizio della vita spirituale.
L'antropologia cristiana nella riflessione recente ha messo in primo piano l’esigenza che la corporeità venga sperimentata come valore. L’assunzione della propria corporeità appartiene al processo di identificazione
10
dell'essere umano. Ciò presuppone che l’uomo venga accettato dagli altri nella sua corporeità, in una educazione positiva al valore del corpo. L’equilibrio può venir compromesso tanto dal disprezzo o dall’indifferenza verso il corpo, quanto dal culto esagerato di esso. Tutto ciò che tende a far vivere il corpo come una "totalità" integrata ha rilevanza anche per il cristianesimo. Molte esigenze avanzate dallo "human potential movement" americano sono state assunte in ambito spirituale. L’integrazione di corpo, emozione, psiche e spirito, è diventata programma anche per molte persone che intendono vivere lo spirito del Vangelo.
La maggiore attenzione al corpo che si sviluppa da parte di coloro che sono interessati al divenire spirituale dell’uomo è di tutt’altra qualità rispetto a quella che produce il culto del corpo. La sensualità dilagante non coincide con l’accettazione del corpo. Non è difficile scoprire, infatti, dietro a certe espressioni della celebrazione neopagana del corpo ― il corpo giovane, bello e sexy: uno degli ultimi miti creati con l’intento scoperto di servire alla civiltà dei consumi ―, una segreta ostilità verso il corpo stesso. Accettare la realtà corporea di qualcuno significa rispondere positivamente al corpo nella sua espressività umana, anche quando non ha una perfetta forma fìsica. Nella valorizzazione spirituale del corpo è contenuta anche una critica del culto idolatrico del corpo, il quale si riduce, in definitiva, a una caricatura della realtà umana del corpo come espressione della persona.
Alla costruzione di una nuova cultura del corpo la spiritualità cristiana ha un contributo peculiare
11
da apportare. È suo compito ricordare che il rapporto equilibrato col corpo non è un bene di consumo che possa essere prodotto da qualche istanza esterna all’individuo (come il servizio sanitario nazionale!).
Il benessere corporeo è un "essere bene" che deriva da un "essere di più". Il corpo non starà bene, in altre parole, se non riesce ad esprimere la vita dello spirito che è contenuta in esso. Non si tratta di realizzare il corpo contro lo spirito, ma di integrare il corpo con lo spirito.