Decisioni in medicina

Sandro Spinsanti

DECISIONI IN MEDICINA

in Attive

anno XXXI, n. 1, aprile 2014, pp. 20-21

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Le decisioni che si prendono nei percorsi di cura sono tra le più delicate e personali: ciò che per qualcuno cade bene, come un abito cucito su misura da un sarto, per altri può risultare troppo stretto o troppo largo. Perche le malattie possono essere uguali, ma non ci sono due malati che si assomigliano. Sono considerazioni generali che facciamo non solo sollecitati da percorsi di cura discussi e discutibili (come l’uso delle cellule staminali proposto da Stamina) ma anche nei confronti di trattamenti standardizzati dove possiamo domandarci su quale criterio siano state prese le decisioni terapeutiche.

La prima divaricazione del percorso avviene di fronte al bivio: ci lasciamo guidare dalle emozioni o dalla ragione? Anche se ci affidiamo alla seconda, non è detto che tutti diano la priorità agli stessi valori.

Due versi del poeta T.S. Eliot descrivono uno scenario che potremmo chiamare “china scivolosa”. “Dov'è la saggezza, che abbiamo perso in conoscenza? Dov’è la conoscenza, che abbiamo perso in informazione?”.

La caduta verso il basso nella scelta del criterio-guida si può riferire a tutte le nostre decisioni.

Quelle da cui dipendono la salute e la vita stessa sono le più drammatiche.

Possiamo essere sorpresi di trovare, rotolato in fondo alla scala, il “criterio dell’infor-mazione”.

Eppure decidere in medicina sulla base delle informazioni di cui disponiamo, come malati, è indubbiamente un progresso rispetto all’affidarsi ciecamente a chi si presenta come terapeuta. Eppure i percorsi dell'informazione sono molto insidiosi. Quante volte crediamo di essere ben informati, mentre ci è stata fatta pervenire solo

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quella informazione che interessava a qualcuno... Anche internet, la via regia dell'informazio-ne ai nostri giorni, è pieno di trappole!

Risaliamo un gradino e troviamo, secondo Eliot, il “criterio della conoscenza”. Ci aggiungiamo volentieri anche l’aggettivo “scientifica”. Non è un progresso da poco, soprattutto se ci muoviamo nel territorio minato delle terapie, poter distinguere quelle che hanno una base scientifica da quelle fondate sulle credenze e talvolta sulle superstizioni. Ben venga, dunque, la scienza come criterio delle scelte. Ma la scienza non tiene conto delle differenze individuali. Mentre noi, se miriamo a una medicina “sartoriale”, dobbiamo adattare l’orizzonte della conoscenza scientifica a quello delle nostre aspettative, preferenze, valori.

Non è detto che una cura che prolunghi la vita, imponendo però sofferenze e limiti ritenuti intollerabili, sia auspicabile per tutti. Margherita Hack, per fare un esempio, ha esplicitamente dichiarato di aver rifiutato un intervento cardiaco che poteva darle qualche anno di vita, perché ne avrebbe compromesso la qualità.

Ecco, dunque, emergere il “criterio della saggezza”. Non esclude l’informazione, né prende sottogamba la conoscenza (scientifica); ma cerca di salire più in alto. Come cittadini auspichiamo di avere accanto a noi, nelle difficili scelte, dei professionisti della cura che ci forniscano le informazioni attendibili e ci sappiano guidare nei meandri delle conoscenze acquisite con il metodo della scienza.

Ma non ci fermiamo qui: il nostro sogno è di incontrare dei professionisti che sappiano condividere con noi i percorsi delle scelte sotto il segno della saggezza.