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- Morire da cristiani
- Scelte etiche ed eutanasia
Cristina Beffa
Eppure è viva. I chiaroscuri della famiglia italiana
Editrice Monti, Saronno 1999.
pp. 5-7
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PRESENTAZIONE
NON SO QUANTO SIA CONSAPEVOLE LA CITAZIONE IMPLICITA CONTENUTA NEL TITOLO DEL LIBRO. NESSUNO STUPORE SE CRISTINA BEFFA, NUTRITA DI CULTURA BIBLICA, NELL'ISCRIVERE LO STATO DI FAMIGLIA ENTRO LA FIGURA DELLA SFIDA ― EPPURE È VIVA ―-, AVESSE IN MENTE LA FRASE TRIONFANTE CHE SAN PAOLO RIVOLGE AI CORRELIGIONARI DELLA CITTÀ DI CORINTO: “SIAMO CONSIDERATI MORENTI, EPPURE SIAMO VIVI” (2 Cor 6, 9). È UNA FRASE PARENETICA: INCORAGGIA UNA COMUNITÀ MOLTO PROVATA AD OSARE DI VEDERE AL DI LÀ DELLE APPARENZE. MA POGGIA SU UNA CONVINZIONE TEOLOGICA: LA VITA NUOVA CHE CIRCOLA NEL CORPO VECCHIO DELL’UMANITÀ SI SCORGE SOLO CON GLI OCCHI DELLA FEDE. C’È UN EVIDENTE COMPIACIMENTO NELL’ELENCO DEI CONTRASTI, PROPOSTO DALL’APOSTOLO, TRA L’APPARENZA E LA REALTÀ DEI CREDENTI: “COME FOSSIMO AFFLITTI, MENTRE SIAMO SEMPRE CONTENTI; COME POVERI, NOI CHE ARRICCHIAMO MOLTI; COME NULLATENENTI, BENCHÉ IN SICURO POSSESSO DI TUTTO” (2 Cor 6, 10). E C’È LA FIDUCIOSA SICUREZZA DELL’UOMO DI FEDE DI ESSERE NEL GIUSTO.
L’accostamento ci fornisce una prima chiave di lettura di questa summa sullo stato attuale della famiglia: c’è molta fede in ciò che affermiamo su di essa. Non si tratta di essere ideologicamente per la famiglia, proponendola come un surrogato mondano della religione (e tale era, nei fatti, anche quando si abbinava a Dio e alla Patria, come idoli). E pure l’essere ideologicamente contro la famiglia è stata, ad esempio per i figli del ’68 e dintorni, una posizione aprioristica, animatrice della ribellione contro una realtà percepita come oppressiva.
Non è questa ideologia, di segno opposto ma di uguale carica irrazionale, che intendo evocare quando parlo di fede nella famiglia.
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Analogamente alla religione, la famiglia può tradursi in realizzazioni concrete eccellenti o pessime, può tirare fuori dall’essere umano il meglio o il peggio, non può pienamente identificarsi né con le prove più sublimi, né con quelle più infernali. Analogamente alla religione, la famiglia mobilita, oltre ai teologi che l’analizzano, i missionari che la promuovono. Cristina Beffa si situa piuttosto tra questi ultimi.
Se vogliamo proprio attribuire all’autrice un’etichetta, la meno inappropriata è quella di giornalista. Perché giornalista è stata ed è: prima del mezzo radiofonico, con Novaradio, ora della carta stampata, come vicedirettore del mensile Famiglia Oggi, organo del Centro internazionale studi famiglia (Cisf). Una giornalista che gravita sul versante delle idee, più che su quello della cronaca. Gli studiosi della famiglia, competenti nelle più diverse discipline ― demografi e sociologi, psicologi ed esperti di politiche sanitarie, pastori d’anime ed antropologi ― sono i suoi interlocutori privilegiati. Il libro è un fitto dialogo con le loro ricerche e le loro interpretazioni dei comportamenti infinitamente variabili, e talvolta contraddittori, della famiglia. L’autrice non ne accetta acriticamente le affermazioni, anche se ammantate di sapere accademico. Le reinterroga, piuttosto, sottoponendole al vaglio dell’intuizione e dell’esperienza dell’uomo comune.
È questa l’ulteriore e più profonda chiave di lettura del libro. Cristina Beffa appare animata dall’intenzione di ricondurre i saperi sulla famiglia ad una narrazione della famiglia. Perché, oltre alle conoscenze degli esperti, c’è il sapere diretto che tutti sperimentiamo come figli, nipoti, mariti o mogli, padri o madri; senza dimenticare che la famiglia è anche la trama di cui è intessuta la vita dei singles e dei religiosi che hanno scelto il celibato. La famiglia è l’oggetto immenso della conversazione quotidiana, come quando ― per riferirmi a due episodi di cui troviamo nota nel libro ― un collega
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d’ufficio racconta delle domande curiose sul corpo postegli dal figlio, o si instaura una vivace discussione con un compagno di scompartimento, in treno, sul lavoro extradomestico della moglie. Con il rischio di saltare la stazione giusta...
Il saggio di Cristina Beffa non intende metterci a tacere, perché parlino gli esperti della famiglia. Al contrario, ci incoraggia a prendere la parola, perché della famiglia potremo dire una parola conclusiva solo quando avremo ascoltato l’esperienza di tutti.
Quindi, mai.