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Roberta Cini
Pensieri del tempo breve. Prendersi cura del malato di tumore: lo psicologo a casa
Edizioni del Cerro, Tirrenia 1999
pp. 9-11
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PREFAZIONE
Dove si nasconde il dolore dei malati di cancro? Perché uno degli aspetti più inquietanti di questa malattia è proprio il rapporto inverso che sembra sussistere tra la sua prevalenza, quale risulta dalla epidemiologia, e la sua visibilità. Una risposta ci può essere fornita, indirettamente, da uno dei racconti più sottili e inquietanti di Edgar Allan Poe: La lettera rubata. In breve, si tratta di ritrovare una lettera, che un ministro ha sottratto per farne uno strumento di ricatto. Tutti i tentativi di ritrovarla, da parte di poliziotti scrupolosissimi nel setacciare ogni possibile ripostiglio, vanno a vuoto. Ci riesce invece l’astuto Dupin, cambiando strategia. Come spiega allo stupefatto ispettore, è partito da un presupposto contrario al buon senso: che per nascondere una cosa il modo più appropriato è metterla sotto gli occhi, là dove nessuno si sognerebbe di andarla a cercare. Illustra la sua strategia con l’esempio del gioco che si fa su una carta geografica:
“Uno dei giocatori chiede all’altro di trovare una certa parola: il nome di una città, di un fiume, di uno stato o di un regno... una qualsiasi parola, in breve, sulla confusa e variegata superficie della mappa. Un novellino generalmente tenta di mettere in difficoltà gli avversari proponendo loro i nomi scritti a lettere più minute, ma l’esperto sceglie quelle parole che più si estendono a grandi lettere da una parte all’altra della mappa. Queste, come le insegne e i cartelloni pubblicitari
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scritti a lettere eccessivamente grandi, sfuggono all’osservazione per colpa della loro esagerata visibilità. In casi simili, la disattenzione fisica è del tutto simile alla disattenzione morale per via della quale l’intelletto non si accorge di quelle considerazioni che sono troppo insistenti e tangibilmente chiare”.
Le sofferenze ― sia fisiche che morali ― delle persone colpite da patologie oncologiche rischiano di sfuggirci proprio perché sono così macroscopiche, apertamente sotto gli occhi di tutti. A chi ne parla potrebbe sembrare di dire cose banali: invece ci guida a scoprire una realtà che grida per farsi ascoltare. Con queste osservazioni ho già offerto la principale giustificazione alla necessità di pubblicazioni come il libro che ci offre Roberta Cini. Nelle scelte morali ― quelle che nascono nell’ambiente dell’erogazione di cure sanitarie così come quelle che, in termini più generali, ci sono imposte dalla vita ― è essenziale l’attenzione. L’etica è una questione di visione, prima e più che di decisione. Roberta Cini, raccontandoci che cosa comporta l’assistenza fornita ai pazienti oncologici, ci costringe a vedere la realtà invisibile ― per troppa esposizione ― e risveglia la nostra coscienza morale.
Il secondo motivo per cui salutiamo con gioia il libro di Roberta Cini è la densità dell’esperienza che lo attraversa, dalla prima all’ultima pagina. È una testimonianza diretta della nuova medicina che non smettiamo di sognare: quella che non si limita a curare, ma che sa anche prendersi cura della persona malata, rispetta la sua volontà e le sue preferenze, prende in considerazione gli affetti e le relazioni. È questa medicina a grande valenza antropologica che emerge dalla riflessione su una lunga pratica.
Una psicologa che assiste dei malati di cancro può essere un sensore del cambiamento che sta avvenendo in medicina. La transizione non riguarda tanto la maggiore estensione dell’arsenale terapeutico, quanto lo stile stesso dei rapporti tra sanitari e cittadini malati, che vanno ripensati nel contesto dei valori della modernità. Ciò vuol dire, in concreto, il tramonto della concezione paternalistica tradizionale in medicina e l’emergere di un modello in cui le decisioni vanno condivise tra sanitari e pazienti.
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Questo in teoria. In pratica, lasciamo la parola a Roberta Cini per farci raccontare le esitazioni, gli ostacoli, le resistenze al cambiamento. Ma soprattutto per lasciar da lei rianimare la nostra speranza: attraverso la sua voce siamo animati a credere che dare maggior spessore umano alla pratica della medicina è non solo necessario, ma anche possibile.