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Sandro Spinsanti
ISTRUZIONI PER BOICOTTARE LA BIOETICA
in Quaderni acp
vol. 13, n. 3, maggio-giugno 2006, pp. 93-94
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Abstract
Instructions to boycott bioethics
Any kind of change is bothersome. Together with the forces wanting a change there are equal forces against it. This kind of scheme is applicable also for the change occurring in medicine as a passage from medical ethics to bioethics.
Quaderni acp 2006; 13(3): 93-94
Key words Ethics. Bioethics. Informed consent
Ogni forma di cambiamento è scomoda. Parallelamente alle forze che il cambiamento lo vogliono e cercano di attuarlo, ci sono altrettante forze che ad esso si oppongono. Questo schema è applicabile anche a quel cambiamento che sta avvenendo in medicina sotto forma di passaggio dall’etica medica tradizionale alla bioetica.
Parole chiave Etica. Bioetica. Consenso informato. Diritti del malato
Se è vero che il cambiamento, ogni forma di cambiamento, è scomodo, possiamo ipotizzare che, parallelamente alle forze che il cambiamento lo vogliono e cercano di attuarlo, ci saranno in atto altrettante forze che ad esso si opporranno. Questo schema è applicabile anche a quel cambiamento che sta avvenendo in medicina sotto forma di passaggio dall’etica medica tradizionale alla bioetica. Cambiamento tanto più destabilizzante, in quanto implica l’abbandono di schemi di comportamento che sottostanno alla pratica medica fin dall’epoca ippocratica. È comprensibile che il mondo medico faccia resistenza. Se un certo modo di esercitare la medicina ha dato i suoi buoni frutti per venticinque secoli, ininterrottamente, perché mai dovremmo abbandonarlo? Eppure queste buone ragioni appaiono perdenti. L’aria del nostro tempo gonfia le vele della bioetica. Mettere in dubbio il dogma bioetico dell’autonomia del paziente suona blasfemo. Sono ben pochi i medici che osano farlo con quella bella sicurezza che ancora fino a poco tempo fa capitava di sentire proclamare: “In quarant’anni di pratica medica non mi è mai capitato...”; e giù affermazioni taglienti contro la pretesa volontà del paziente di voler conoscere diagnosi infauste e di rinunciare a interventi che prolungano la sopravvivenza, costi quel che costi. Coloro che osteggiano la bioetica hanno vita difficile. Anzi, diciamolo chiaramente, sono destinati a soccombere alla sua marcia trionfale. Se non vogliamo essere iscritti nel novero degli opportunisti che sono sempre disposti ad accorrere in aiuto ai vincitori, ecco una buona occasione per dare, generosamente, una mano ai resistenti che hanno la sconfitta nel loro futuro. Che almeno si difendano fino alla fine. Giocando anche sporco, se necessario. Ecco, allora, qualche semplice ricetta per ostacolare l’avanzata della bioetica.
● La prima ricetta è quella resa celebre dal Gattopardo: cambiare tutto perché niente cambi (“Se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi”). Prendiamo il nodo centrale del potere: decidere che cosa va fatto per il malato. Tradizionalmente era il medico a decidere, “in scienza e coscienza”. Tutt’al più con l’appoggio dei familiari del malato, ma senza coinvolgerlo nella decisione. Ora la bioetica sbandiera il diritto del paziente a partecipare alle decisioni che lo riguardano, esige il suo consenso: addirittura rivendica il “consenso informato”. La strategia del Gattopardo è semplice: basta far finta che sia il paziente a decidere, mentre si mantiene saldamente la decisione nelle mani del medico. Al paziente si farà firmare un modulo. Meglio se scarsamente leggibile. L’informazione può essere o ridotta all’osso, oppure essere così abbondante o dettagliata che neppure un laureato in medicina potrebbe capirne qualcosa: avete presente quei moduli di 17 pagine fatti firmare a pazienti oncologici per arruolarli in un protocollo sperimentale di una terapia di seconda o terza linea? In questo modo la bioetica si tiene in mano un foglio, ma il potere di decidere continua ad averlo il medico.
● La seconda ricetta consiste nel passare a un altro tavolo da gioco. Nell’ambito delle relazioni personali equivale a suggerire di farsi un amante, se si hanno difficoltà di rapporto con il partner. Il dialogo con il paziente, ora che la bioetica gli attribuisce il diritto di esprimere valori personali e preferenze, è diventato difficile. Ci si scontra quasi periodicamente con pazienti che rifiutano quel ruolo di alleato “compilante” che l’etica medica attribuiva loro. Ebbene, si può evitare tutta questa fatica flirtando con l’amante di turno. Oggi questo ruolo di amante lo svolge la legge. La bioetica diventa così il biodiritto. E' una strategia suggerita anche dal Comitato Nazionale per la Bioetica (CNB). Riguardo ai laceranti problemi decisionali che sorgono quando il paziente non è più in grado di esprimere la sua volontà: tenere o no in considerazione desideri precedentemente espressi? Avvalersi dei familiari come co-decisori? E se i familiari non sono d’accordo, quale voce ascoltare? Il CNB dà il suo avallo alla liceità delle dichiarazioni anticipate di trattamento; ma, per risolvere ogni ambiguità residua, auspica che “il legislatore intervenga esplicitamente in materia”... “che la legge obblighi il medico a prendere in considerazione le dichiarazioni anticipate, escludendone espressamente il carattere vincolante, ma imponendogli, sia che le attui sia
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che non le attui, di esplicitare formalmente e adeguatamente in cartella clinica le ragioni della sua decisione” (Dichiarazioni anticipate di trattamento, 18 dicembre 2003). La legge risparmia così al medico le noiose incertezze e le logoranti negoziazioni con il paziente, prescrivendogli (con la luminosa linearità della legge, che per definizione è uguale per tutti) che cosa deve fare. Sarà così sventata la smodata richiesta della bioetica di una medicina “tagliata su misura” del singolo paziente. Passi in questa direzione sono stati già fatti. Nel campo della procreazione medicalmente assistita, per esempio, il medico sa già, per legge, quanti embrioni deve creare, quanti ne deve impiantare, quali interventi sono entro il perimetro della legge e quali sono esclusi. Si tratta solo di proseguire per la strada intrapresa, mettendo la legge là dove prima c’era l’etica.
● La terza ricetta per contrastare l’avanzata della bioetica consiste nel giocare d’anticipo, scommettendo sulla sconfitta di questa. Se l’etica medica deve perdere, che almeno non vinca la bioetica; se la dominanza medica deve retrocedere, che il potere non passi al paziente! In sintesi, à la guerre comme à la guerre. Nessuna partnership con il paziente ma, sotto la veste della correttezza formale, trattare il paziente come un potenziale nemico e prendere tutte le misure cautelari del caso (del resto, lo sappiamo: cresce il numero dei medici che, toccati più o meno direttamente da avvisi di garanzia o da confrontazioni dure da parte dei pazienti, nutrono nei loro confronti un atteggiamento ostile). Munirsi di una buona assicurazione, naturalmente. Ma soprattutto imparare tutte le mosse della medicina difensivistica. Così da trovarsi in una botte di ferro, se domani ci si venisse a trovare in uno scontro giudiziario con il paziente o i suoi familiari.
L’una o l’altra di queste tre ricette dovrebbe funzionare. Meglio ancora tutt’e tre insieme. Se la medicina etica del passato deve scomparire, almeno che venda cara la pelle e renda la vita difficile ai vincitori.